IL DELITTO E L’INDAGINE

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SCHEDA

IL DELITTO E L’INDAGINE

 

26 novembre 2010,  A Brembate di Sopra si perdono le tracce della giovane Yara Gambirasio, 13 anni. Attorno alle 18.30 Yara, atleta di ginnastica ritmica, esce dal palasport del paese distante solo poche centinaia di metri da casa, ma dopo 15 minuti il suo cellulare è già spento. Gli investigatori ascoltano i famigliari, gli amici, i compagni di scuola, ma non emergono elementi utili a ritrovarla. Un fascicolo per sequestro di persona viene aperto dalla Procura di Bergamo.

 

30 novembre 2010: le ricerche si concentrano in un cantiere a Mapello, comune al confine con Brembate, dove è in costruzione un centro commerciale e dove gli inquirenti vengono condotti dal fiuto dei cani specializzati: il sospetto è che la ragazza sia stata prelevata proprio in quel punto. Il cellulare di Yara, prima di essere spento, ‘aggancia’ proprio quella zona.

 

5 dicembre 2010: un marocchino di 22 anni viene fermato su una nave diretta in Marocco perché sospettato del sequestro e dell’omicidio di Yara: è Mohammed Fikri, un operaio del cantiere dove si erano concentrate le ricerche dopo che i cani avevano fiutato tracce della ragazza. A insospettire gli investigatori la decisione di lasciare lavoro e casa all’improvvisoe imbarcarsi per l’Africa. Pochi giorni dopo le accuse contro Fikri vacillano: da alcune frasi intercettate si pensava di aver trovato la soluzione del giallo, ma alcune parole in arabo mal tradotte e un biglietto per il Marocco già in tasca da tempo fanno cadere l’ipotesi di una fuga. Il 7 dicembre Fikri esce dal carcere.

 

28 dicembre 2010: Fulvio eMaura Gambirasio, i genitori di Yara,  rivolgono un appello ai presunti sequestratori. “Noi vi preghiamo: ridateci nostra figlia. Aiutateci a ricostruire la via della nostra normalità. Imploriamo la pietà di quelle persone che trattengono Yara, desideriamo che nostra figlia faccia ritorno nel suo mondo, nel suo paese, nella sua casa, nelle braccia dei suoi cari”.Pochi giorni dopo la famiglia chiede il silenzio stampa “per dar modo agli inquirenti e alle forze dell’ordine di svolgere l’attività investigativa con maggior serenità e tranquillità”.

 

26 febbraio 2011: il corpo di Yara Gambirasio viene ritrovato nella zona industriale di Chignolo di Isola. Coperta da alcune sterpaglie in avanzato stato di composizione il suo corpo viene trovato da un passante, vicino a un’area industriale pochi metri da una stradina non asfaltata che si trova vicino al torrente Dordo.

 

28 maggio 2011: Lutto cittadino per i funerali di Yara. Tra i messaggi per ricordare la vittima c’è anche quello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: la cui storia “ha commosso tutta l’Italia”. “Il mio auspicio– scrive il Capo dello Stato – è, naturalmente, che si riesca a far luce sull’atroce delitto e a rendere giustizia alla memoria della povera Yara : per quanto talvolta il cammino per giungere a tali risultati sia difficile e incerto ne sia l’approdo”.
Dall’inizio dell’inchiesta abbiamo fatto tantissimi passi in avanti e spero– spiega il pm di Bergamo Letizia Ruggeriche tutto questo lavoro non sia vano. Le forze dell’ordine continuano a raccogliere campioni di Dna, continuiamo ad ascoltare persone, verifichiamo segnalazioni ‘strampalate’, indicazioni fornite da alcuni sensitivi e riceviamo ancora lettere con informazioni destituite da ogni fondamento”.
Indagini, dunque, che non tralasciano nulla. I risvolti scientifici del Dna trovati sugli slip e i leggins di Yara sono “parzialmente compatibili” con quelle rilevate in una discoteca su Damiano Guerinoni, che risulta essere nipote di Giuseppe Guerinonie quindi si punta su Gorno, paese della Val del Riso di circa 1.600 anime. Si rileva il dna del defunto Giuseppe Guerinoni da un vecchio documento di identità.

 

7 marzo 2013: E’ stata riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno, sospettato di essere il padre naturale del presunto assassino. Avere la certezza che l’autista è il padre dell’uomo che ha ucciso Yara, però, non risolve il problema di dare un volto a ‘Ignoto 1’ ossia il killer- figlio illegittimo di cui non c’è traccia. Si cerca la madre.

 

22 marzo 2013. Araberara pubblica un’intervista a un signore di Parre (il nome viene criptato ma l’intervista è aVincenzo Bigoni) in cui racconta che era amico e collega del Guerinoni e che sapeva che aveva avuto un figlio da una signora (che indica abitante in alta valle, “Non so se di Rovetta, Songavazzo, Onore o San Lorenzo ma comunque di un paese dell’altopiano”.Si scatena la ricerca della donna. Arrivano in redazione e in alta valle le televisioni. E i giornali si scatenano. Vincenzo Bigoni viene identificato e intervistato da tutti i giornali.

 

12 aprile 2013: Araberara “trova” notizie su almeno tre donne che nel periodo indicato avevano avuto figli extra matrimonio. Gli inquirenti eseguono i test del dna su ognuna di loro (ben presto si arriva a cinque). Non si sa per quale motivo ma tutti i media indicano la madre del presunto assassinio come originaria di San Lorenzo, escludendo tutti gli altri paesi. Ma non per gli inquirenti che fanno prelievi e interrogatori su tutto il territorio, partendo da Gorno, paese di origine del Guerinoni (che a Gorno è sepolto).

 

26 aprile 2013. Altre storie vengono riesumate, sempre circoscritte ai paesi dell’altopiano. Tutte si rivelano piste false.

 

10 maggio 2013: Raccontiamo la storia del “tramino” guidato da Giuseppe Guerinoni e il percorso “allarga” la ricerca da Ponte Selva per arrivare fino a San Lorenzo. Le “occasioni” per incontri più o meno galanti sono a portata di mano. Il tramino trasporta ragazze che lavorano negli stabilimenti della zona.

 

24 maggio 2013. Araberara intervista Antonio Negroni, anche lui amico e collega di Giuseppe Gurinoni. Sostiene che la “madre” (ma Negroni non ne faceva il nome)frequentasse il Park Hotel, noto locale alla Selva di Clusone (Ester era di Villa d’Ogna, poco distante). Poi indicava la pista della Casa dell’Orfano che poteva aver ospitato il figlio della donna. Il Negroni, dopo l’intervista, viene di nuovo interrogato. Poi il clamore mediatico si spegne ma i prelievi e i controlli proseguono.

 

30 novembre 2013: Maura Panarese, la mamma di Yara rompe il silenzio. “Io e mio marito viviamo sospesi con la paura che quello che è successo a Yara possa ripetersi per opera della stessa mano. Viviamo nella speranza che anche dopo 3 anni chi ha visto, ha sentito o è venuto a conoscenza di qualcosa, anche un dettaglio, si faccia avanti senza paura. Abbiamo fiducia nella giustizia umana e in quella divina, e attendiamo che il responsabile di questo terribile gesto venga assicurato alla giustizia e venga messo in condizione di non nuocere più”.
L’ultima conferma sul Dna di Yara Gambirasio non lascia adito ad alcun dubbio: l’autista di Gorno (Giuseppe Guerinoni morto nel 1999) è il padre del presunto killer della 13enne. È questo il riscontro che emerge nell’ultima relazione dell’anatomopatologa: la probabilità che Guerinoni sia il padre del cosiddetto ‘Ignoto 1’ è del 99,99999987%, una paternità praticamente provata scientificamente. Ma come trovarlo?

 

Primavera 2014. Si scopre che il confronto tra i dna è stato sbagliato per quasi 1800 prelievi. La scoperta deriverebbe ancora da Antonio Negroniche avrebbe vuotato il sacco, facendo il nome di Ester Arzuffi. Ma il confronto dei Dna erano già stati fatti. Si rifanno per scrupolo e si scopre l’errore nel confronto. E il profilo è quello, Era stato fatto con il dna di Yara invece che con i dna del presunto assassino. Si ripetono i confronti ed ecco che il dna di Ester Arzuffirisulta appartenente alla madre del soggetto ignoto, insomma dell’assassino di Yara.

 

16 giugno 2014:A quasi quattro anni dalla morte di Yara, il presunto assassino della minorenne ha un nome: è Massimo Giuseppe Bossetti, 44 anni originario di Clusone ma residente a Mapello. Sposato, padre di un bambino e due bimbe, muratore, figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni. Bossetti scopre il giorno dell’arresto di essere suo figlio. Sua madre Ester Arzuffiaveva avuto una relazione con Guerinoni (lei nega e dice che è la scienza che si sbaglia) quando era già sposata con Giovanni Bossettida cui aveva appunto avuto due gemelli ma la donna non aveva detto nulla né al marito, né ai figli.

 

1 luglio 2016: Massimo Bossetti viene condannato all’ergatolo. A giugno 2017 l’Appello.

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