IL CASO GROWSHOP: la parolaccia che Lovere abolisce per legge Proibita per regolamento l’apertura di locali che vendono prodotti derivati dalla canapa

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Un camion-vela nella zona terminale del lungolago, pubblicità un po’ ovunque, due locali affittati, due negozi che stanno per aprire, che non c’entrano uno con l’altro ma vendono gli stessi prodotti, uno dei due programma l’inaugurazione in grande stile per domenica 15 luglio, affitti pagati, merce comprata, investimenti cospicui. Tutto pronto? Macchè, venerdì 6 luglio consiglio comunale urgente convocato dal sindaco di Lovere per la sera stessa. Che sarà mai, Trello sta profondando? No, all’ordine del giorno un solo punto, il cambio del regolamento del commercio del paese. Ah, che sarà mai. Sarà che magicamente “quei” due negozi non potranno più aprire.

I due negozi sono, o meglio dovevano essere, due growshop, che forse il nome non dice molto ai più, ma i growshop sono negozi specializzati in articoli e attrezzature per la coltivazione e il giardinaggio con un occhio di riguardo al mondo della canapa. Ah. Tra questi ci sono gli headshop (vendita di articoli per fumatori, ovvero accendini, posaceneri, cartine, cilum, narghilè, bong e vaporizzatori), gli hempshop (vendita di articoli e prodotti riguardanti la canapa o derivati-realizzati con la stessa tipo abbigliamento, cosmetica, alimenti, libri, riviste, dvd, ecc), gli smartshop (vendita di sostanze psicoattive legali come integratori o composti di origine naturale e sintetica) e i seedshop (vendita di semi di cannabis). …

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