di Angelo Calvi
Nell’ottantesimo anniversario della Liberazione è opportuno ricordare una significativa figura di resistente cattolico, il capitano degli Alpini Vittorio Gasparini, medaglia d’oro al valor militare, di cui esiste ora una biografia, intitolata “Vittorio Gasparini, cattolico, seppe resistere”. È edita da Tera Mata per la sezione ANPI di Albino, con il sostegno, fra altri, della locale sezione Alpini.
Il bergamasco Vittorio Gasparini, negli anni ’30, si formò negli universitari e nei laureati cattolici della Diocesi del Vescovo Bernareggi. Durante gli studi universitari aveva frequentato a Venezia la scuola allievi ufficiali di complemento. Il servizio di prima nomina lo assolse ad Aosta nel 4° Reggimento Alpini; richiamato nel 1935 venne trasferito al 5° Reggimento Alpini, battaglione Edolo. All’entrata in guerra dell’Italia, venne esonerato dal servizio militare perché dirigente industriale, dal 1941 alla Bomprini Parodi Delfino di Colleferro (Roma). Qui è a fianco di Paolo Bonomi (che fu poi fondatore della Coldiretti e per molti anni deputato della DC) in una banda partigiana ed è a parte del nascere della Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi.
Dalla biografia di Gasparini emerge anche la documentazione di un anello diretto fra lui stesso e De Gasperi proprio negli anni in cui quest’ultimo stava rifondando un partito di cattolici su basi nuove e diverse rispetto all’esperienza sturziana del Partito Popolare Italiano.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre, Gasparini entra nei Servizi Segreti di Informazione alleati. Il fratello Carlo, pure alpino, aveva vissuto la tragedia in Russia.
Trasferito a Milano, con un centro radio, opera intensamente in Alta Italia. Arrestato è fucilato fra i Quindici di Piazzale Loreto il 10 agosto 1944.
L’infanzia
Vittorio nasce ad Ambivere il 30 luglio 1913, ma diviene albinese nel 1919, quando il padre
Angelo, impiegato della Banca Popolare, con la moglie Alessandra Vitali, si trasferisce da Gazzaniga, dov’era nato il 24 ottobre 1916 l’altro figlio Carlo, al numero 28 di via Umberto I, l’attuale via Mazzini, dove ora fa angolo con il viale Vittorio Gasparini. Ad Albino nasce Alba il 18 marzo 1921.
Di quel periodo si sa quanto ricordato dalla domestica di famiglia, dal 1925, Annunciata Mismetti: Vittorio, cresciuto in una buona e stimata famiglia, “era d’animo gentile e sensibile; faceva il chierichetto nella chiesa di S. Anna”.
Gli anni della formazione
A quasi 81 anni dalla morte a piazzale Loreto (avvenuta il 10 agosto 1944), la figura di Vittorio Gasparini, cattolico antifascista, pur in una vita lineare e coerente, è ancora da ben definire in alcuni aspetti e momenti, come gli anni della sua formazione. La sua storiografia ha sì fatto un cambio rispetto a quella subito delineata da Indro Montanelli e fatta propria da Giuseppe Belotti nel suo “I cattolici di Bergamo della Resistenza”, dal racconto agiografico, pur verosimile, si è passati a una storia costruita sui documenti. Tuttavia, una metodologia storicamente fondata sui documenti, nel caso di Gasparini, risulta difficile e lacunosa per la scomparsa di troppi documenti ad esempio l’archivio della FUCI di Bergamo dopo il trasloco dalla sede di via Cucchi e per l’interrotta memoria familiare da parte della moglie ai figli, a causa della sua morte in incidente stradale quando erano ancora adolescenti. Comunque, nell’ultimo decennio sono emersi vari elementi documentati.
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