È una trottola, la giornata piena, corre sul filo del minuto perso o guadagnato. Insomma, Paolo Franco, assessore regionale “alla Casa e Housing Sociale”, va di fretta e lo si avverte anche nella foga di raccontare quello che bolle in pentola.
Lunga passione politica (“a 16 anni ero nella Commissione servizi sociali nel mio paese, a Colzate”) poi partecipa alla prima avventura amministrativa a Cene, eletto con altri quattro amici in minoranza, in opposizione alla Lega (Cene è stato il primo Comune conquistato in Italia dalla Lega di Bossi), ma con una lista di centrodestra.
Milita in Alleanza Nazionale di cui diventa, giovanissimo, coordinatore di zona. Passa al Pdl e anche per il partito che fonde Forza Italia e Alleanza Nazionale è responsabile di zona. La passione per la politica la eredita dalla mamma (in Consiglio comunale a Vertova) e dallo zio (a Gandino). Poi molti incarichi, soprattutto in Uniacque.
Quando si candida alle Regionali nel 2018 la prima volta viene eletto nelle liste di Forza Italia e raccoglie più di 5 mila voti. Il passaggio temporaneo in Forza Italia lo spiega: “Ho sempre militato in Alleanza Nazionale. Ma Fini se n’era andato dal Pdl per motivi personali. Non lo abbiamo seguito. Io poi avevo qualche perplessità, non avevo la preoccupazione dei numeri piccoli, ma quella del vedere molti annichiliti sulla nostalgia di chi ha portato da solo la bandiera nel deserto. Per me è un valore aggiunto se ci sono le radici di una pianta, si può crescere, se ci si attorciglia su cose nostalgiche non mi appartiene”.
Fratelli d’Italia è un partito nuovo, sembra mettere radici e Paolo ci entra e viene votato a valanga ancora per la Regione, più di 8 mila preferenze.
È la Giunta che decide
Cominciamo dai rapporti interni alla maggioranza. Dall’esterno uno può dire, la Lega governa la Lombardia. I rapporti numerici sono cambiati nell’elettorato, ma i rapporti di forza nella maggioranza restano quelli?
“I rapporti, nel quadro della progettualità lombarda, sono ottimi. Sulle cose da fare siamo in sintonia, anche sulla suddivisione dei ruoli, in base al peso degli assessorati.
La tua domanda deve tener conto della storia di questo movimento, la Lega, passato da zero a gestire da solo i Comuni, adesso fa fatica, e noi cerchiamo di farlo capire, non può continuare a farlo da solo. A livello di Regione Lombardia così oggi non è più e magari personalmente posso fare un po’ fatica su Milano, ma sul territorio di Bergamo no, cito solo il finanziamento ai Prati Mini di Clusone, per l’Ospedale di Alzano, ai Mondiali di Schilpario, interventi che hanno avuto il mio appoggio e in alcuni casi la mia forzatura.
Il peso è nel voto di Giunta. C’è da chiarire un punto, i sottosegretari di una Regione non sono quelli del Governo centrale, non hanno diritto di voto in Giunta e se non voti è come un cardinale che è fuori dal Conclave. Come assessori bergamaschi in Giunta, siamo la Terzi ed io, con una differenza, io sono stato eletto, lei è stata nominata, sul territorio questo ha un peso specifico, se non avessi più la delega del Presidente, resterei in Consiglio Regionale, questo senza fare contrapposizione, solo per far capire i meccanismi in Giunta”.
Quanti assessori ha Fratelli d’Italia in Giunta sui 16 complessivi?
“Sei, fammi contare, mi pare sei o sette. Ma attenzione al peso degli assessorati. Bertolaso, nominato dal Presidente ma non in quota Lega, porta via il 74% del peso di bilancio. Poi il secondo assessorato per importanza è quello dell’agricoltura, poi c’era la Terzi ma il suo assessorato è stato diviso in due, per cui a lei vanno le infrastrutture ma i trasporti sono di Lucente. Al terzo posto arriva la Casa ma solo perché il sottoscritto è andato a prendersi 1 miliardo e 570…”.
ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 21 FEBBRAIO