di Luca Mariani
«È falso dire che questi problemi del lavoro non riguardano Bergamo e la sua provincia, perché qui tanto il lavoro c’è. La questione è che un lavoro ce l’hai finché non ce l’hai più. Quindi sì, magari ti licenziano e tu dopo tre giorni riesci a rioccuparti, perché sei in una provincia abbastanza ricca. Però questo non toglie che tu magari abbia subito un licenziamento che non è legittimo, o che trovi un lavoro precario. Quindi non sono d’accordo quando si dice che i quesiti del referendum non riguardano la nostra provincia».
Silvia Rivola è convinta che i referendum abrogativi indetti per domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 possono influenzare in maniera importante la vita quotidiana di tutte le bergamasche e i bergamaschi occupati con contratti di lavoro dipendente.
«In questi anni, come responsabile ufficio vertenze della Cgil Bergamo, di storie ne ho viste a bizzeffe. Però sono storie di persone che magari hanno ricevuto anche una tutela, ma in linea con la legge attuale che si vuole abrogare con questi referendum. Per cui sono un po’ storie al contrario».
Licenziamenti illegittimi
Ma andiamo con ordine. Il primo quesito parla di “stop ai licenziamenti illegittimi” nelle medio-grandi aziende. Ci sono state vicende di questo tipo in bergamasca?
«Qualche mese fa ho seguito uno che lavorava per un’azienda enorme, con capacità economiche potremmo dire illimitate. Per la verità in quella situazione non siamo andati in causa, non siamo arrivati in tribunale. Ma perché? L’azienda ha messo sul piatto dei soldi perché sa che con questa norma, con il Jobs Act, quella persona licenziata non può rientrare mai nel posto di lavoro. Quindi le grandi aziende ragionano così: preferiscono pagare subito, piuttosto che rischiare una causa in cui il giudice le costringe a dare più mensilità.
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I CINQUE REFERENDUM – Confindustria: “Un ritorno al passato”
L’8 e 9 giugno sono in programma i referendum abrogativi. I quesiti su cui potranno esprimersi gli italiani sono cinque. I primi quattro riguardano il tema del lavoro. Il quinto, invece, si propone di dimezzare i tempi necessari ad uno straniero residente in Italia, di richiedere la cittadinanza italiana. A sostenere la campagna del “Sì” sono soprattutto Più Europa e la Cgil e i sindacati in generale.
Il resto dei partiti preferisce la linea del silenzio, per non fare alzare l’attenzione mediatica su questo appuntamento elettorale.
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