GAZZANIGA – LA STORIA – Sergio, lo storico scarpulì di Rova e quell’attività iniziata nel 1919 da papà Luigi

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Sulla porta che dal negozio di scarpe conduce al laboratorio dello scarpulì c’è un foglio che recita: “Questa attività di calzolaio iniziò nel 1919 da Luigi Ghilardini ed è stata proseguita nel 1959 dal figlio Sergio Ghilardini”.

E lui, Sergio, lo osserva con soddisfazione. E ne ha tutti i motivi. Due anni fa aveva ricevuto un importante riconoscimento per la sua fedeltà al lavoro. La sua ditta, infatti, è nata un secolo fa, quando papà Luigì aveva solo otto anni (era infatti nato nel 1911).

Sì, era solo un bambino – commenta il figlio Sergio – ma all’epoca era così, si cominciava presto a lavorare. Anche io ho iniziato a soli 11 anni… avevo finito la quinta elementare. Mio papà, che era claudicante, ha fatto la terza elementare, tanto da saper leggere e scrivere, e poi è andato a lavorare da uno scarpulì qui a Rova”.

A Gazzaniga, nella località Rova, la famiglia Ghilardini viveva quindi grazie al lavoro dei suoi scarpulì.

Sì, all’epoca ce n’erano sette qui a Gazzaniga… e tutti hanno cresciuto le loro famiglie con questo mestiere”.

In quegli anni lontani, i clienti erano in buona parte contadini della zona. Luigì e suo figlio riparavano zoccoli e scarponi, tipi di calzature ben diverse da quelle utilizzate oggi.

All’epoca non c’era un negozio per la vendita di scarpe, ma una piccola bottega nella zona centrale di Rova. “A quei tempi non vendevamo scarpe, ma facevano gli ‘scarpù ai cuntadì’. Non eravamo commercianti, ma artigiani… e sono artigiano anche adesso. Poi, molti anni dopo, quando è stato costruito questo edificio, ci siamo trasferiti qui”.

Il negozio “Sergio Calzature” è ancora lì, a due passi dalla rotatoria che da Rova conduce a Gazzaniga, a Cene e ad Albino. Si tratta di una zona strategica e appetibile.

Sì, più volte mi sono arrivate offerte di gente interessata a comprare il mio negozio, ma io non ho mai voluto vendere. L’ultima volta è stata a ottobre dell’anno scorso”.

Già, prima che si scatenasse la tempesta del Covid, che in queste zone ha seminato morte e disperazione. Ed è appunto questa epidemia che sta preoccupando Sergio.

“Io ho 72 anni, ma non vorrei smettere di lavorare. Continuerei a tenere aperto il negozio. Però adesso sto pensando di fermarmi”…

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