Estro e invenzione nella versione jazz di “Jesus Christ Superstar” a Costa di Mezzate

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    Il concerto è stato uno di quelli… Insomma, di quelli che non si dimenticano con facilità.
    L’altra sera, nella Parrocchiale di Costa di Mezzate – e grazie al sostegno dell’Avis locale, al traguardo dei 60 anni di attività -, è andato in scena il musical “Jesus Christ Superstar” nella versione a tre strumenti messa a punto dal jazzman Sandro Di Pisa che, dal 2020, continua a mietere successi nelle località della provincia orobica. Si tratta di un arrangiamento ideato per valorizzare le potenzialità non esclusivamente liturgiche dell’organo da chiesa, abbinato alle sonorità apparentemente meno devozionali della chitarra e della fisarmonica.
    Facendo leva sulle indiscutibili qualità del trio di musicisti – Nadio Marenco, Roberto Olzer e lo stesso Di Pisa -, il concerto colleziona applausi a scena aperta ogni volta, lasciando piena libertà ai jazzisti di ri-creare i brani a secondo dell’estro estemporaneo e della situazione che si concretizza in quel preciso frangente, supportata dall’arte improvvisatoria sopraffina che di fatto costituisce il regalo più bello di questo splendido trio. A seguire, è tutto un botta e risposta tra gli strumenti, un rimpallarsi i temi giocando su un arcobaleno di citazioni anche extra, non desunte cioè dal materiale del musical, ma che entrano a sorpresa e si sovrappongono a questo, creando momenti di straniamento in cui fanno capolino, tra gli altri, gli incipit universali della “Pantera rosa” e dell’ouverture del “Guglielmo Tell” rossiniano, di “O sole mio” e della “Radetzky March” di J. Strauss padre.
    Il divertimento del pubblico è assicurato. E la narrazione, affidata al’istrionesco Di Pisa, procede tra minime digressioni, boutades, sprazzi di beata ironia e quant’altro, salvo poi rientrare nei ranghi e lasciare alla musica il compito di fare da unico collante, con quelle melodie pervasive, intense, coinvolgenti, pensate e composte da un Lloyd Webber in stato di grazia.
    Standing ovation finale e concessione del bis: l’arcinoto “Superstar” trasformato in un blues graffiante, cadenzato dal battito ritmico delle mani, ormai arrossate, dei presenti.

    Foto di G. Mazzucconi