Luca Mariani
Il sollievo di avercela fatta e la consapevolezza di non essere più quello di prima. Due sentimenti che convivono nella testa di Franco Balduzzi, in arte Mefisto: «Mi conoscono tutti così perché tra gli anni Settanta e gli Ottanta facevo il disc jockey, prima al Life club di San Lorenzo, poi allo Sciarus di Villa d’Ogna, una discoteca che adesso non c’è più, ma allora tirava tantissimo. Per tutti ero dj Mefi.» Una primavera, quella del 2020, passata sotto la luce apatica dei neon e sdraiato su tristi letti d’ospedale, che ormai è lontana cinque anni, ma che ha causato a Mefisto ferite permanenti: «Il Covid mi ha sballato tutto. Mi ha lasciato problemi al cuore. Per questo ogni tre settimane, massimo un mese, devo andare a Groppino a fare il prelievo del sangue e tutti i giorni, al pomeriggio, devo prendere le pastiglie di Coumadin per fluidificare il sangue. Poi mi ha lasciato il diabete: devo fare quattro punture di insulina al giorno. Prima non ho mai avuto niente. Andavo a due o tre mila metri con gli sci d’alpinismo, mi cambiavo la maglietta sudata a meno dieci gradi e non ho mai preso nemmeno un raffreddore. E poi ho sempre stanchezza. Adesso non riesco più ad andare in montagna. Ci ho provato, ma era meglio non farlo. Ad andare in su continuavo a fermarmi e a scendere un gran male di gambe. Sono sincero: devo accontentarmi di fare i girettini sul piano, in pineta con il mio cane Oki.»
Il nefasto incrocio tra il gommista classe 1957 e il Coronavirus avviene tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo: «Mi sono contagiato sicuramente qui in officina. Quando ho iniziato a non stare bene mi sono curato con le solite cose, come la Tachipirina. Però andava sempre peggio. Dopo quattro giorni, una sera mi sono alzato per andare in bagno, ma barcollavo, sbattevo la testa. Allora mio figlio e mia moglie hanno chiamato subito la Croce rossa.» Quando i soccorritori arrivano nella sua casa alle Fiorine capiscono subito che le condizioni di Mefi sono critiche. «Mi hanno attaccato subito l’ossigeno e mi hanno portato ad Alzano Lombardo.» Però purtroppo la situazione nell’ospedale seriano è già drammatica e fuori controllo. «Per fortuna c’era un posto al Policlinico di Milano e mi hanno trasferito subito.»
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