Esine  Condannato a 4 anni e 6 mesi l’ex primario di oculista Giovanni Mazzoli: soldi in nero per saltare le code, certificati falsi e… Centinaia di migliaia di euro sequestrati

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4 anni e 6 mesi. E’ la condanna inflitta a Giovanni Mazzoli, ex primario del reparto di Oculistica dell’ospedale di Esine. Per lui la scelta del rito abbreviato che gli ha consentito di avere un terzo dello sconto di pena. Il medico camuno, 64 anni, era agli arresti domiciliari dal giungo del 2023, per avere intascato denaro dai pazienti in cambio del salto della lista di attesa per interventi come quello per la cataratta. L’accusa aveva chiesto una condanna a 6 anni e 8 mesi ritenendo il medico colpevole anche di concussione. La difesa ha invece chiesto e ottenuto che il reato di concussione venisse riqualificato in indebita induzione, meno grave. Inoltre è stato anche disposta la confisca al medico di 250 mila euro, altri 250 mila invece Mazzoli li ha versati per risarcire le venti parti civili che si sono costituite. Non solo concussione e corruzione ma anche il reato di peculato, per aver erogato prestazioni sanitarie appropriandosi della quota destinata alle casse dell’Asst Valcamonica. Secondo il sostituto procuratore, tra il novembre del 2022 e il gennaio dell’anno successivo l’oculista avrebbe tenute nascoste circa 370 visite delle 450 fatte nel periodo. Gli episodi contestati all’imputato erano complessivamente 47, sulla base delle indagini della compagnia di Breno.

A questo andrebbero aggiunti dei certificati medici per il rinnovo della patente: destinatarie persone che non ne avevano diritto. Come se non bastasse il primario doveva rispondere anche di aver utilizzato il suo badge per figurare presente quando non lo era.

Le indagini sono state condotte dal Nucleo operativo radiomobile della Compagnia carabinieri di Breno, iniziate a seguito di un’intercettazione rilevata nell’ambito di un diverso procedimento. Sono proseguite per mesi con intercettazioni telefoniche e ambientali: anche nello stesso studio privato del dottor Mazzoli. Al “salto” delle liste di attesa si sono poi aggiunte imputazioni relative al falso in atto pubblico, ovvero certificati falsificati dal dottore, in accordo con i pazienti, ad esempio per l’esame oculistico per la patente, ma anche di peculato. Come riferito dai carabinieri, il medico avrebbe erogato prestazioni sanitarie appropriandosi illecitamente della quota che doveva essere devoluta alle casse della Asst Valcamonica. E, ancora: avrebbe svolto attività di libera professione in forma di “intramoenia allargata”, prestando servizio in uno studio medico privato, in giornate nelle quali invece sarebbe risultato in servizio presso l’ospedale di Esine.

L’intercettazione che ha fatto scattare le indagini, come detto, riguardava in realtà un altro procedimento. “Se sei andato nel suo studio ti fa pagare la tangente per farti saltare la coda – riferisce alla moglie una persona sotto indagine –. Sono quattro o cinquecento euro tutte le volte, in nero”. In un’altra conversazione, scrive il gip Federica Brugnara, emerge “la piena consapevolezza, da parte dell’indagato, di compiere un’attività illecita, tanto da temere i controlli dei carabinieri mostrando un atteggiamento prudente per accelerare le tempistiche dell’intervento”.  “Ci stanno facendo dei controlli i carabinieri”, dice Mazzoli al paziente: “Pota, se servono”, risponde ridendo quest’ultimo. “Tu guarda i carabinieri, se mi ficcano in galera o no – dice ancora Mazzoli -. Per l’operazione fine febbraio sarà difficile: a marzo vedo cosa riesco a fare, senza andare in prigione”. Le perquisizioni eseguite dai carabinieri di Breno, relative all’esecuzione della misura cautelare a carico di Mazzoli, hanno consentito di rinvenire e sottoporre a sequestro penale probatorio anche 58mila euro in contanti trovati in casa, 281.500 euro in contanti, in mazzette da 100 e 50 euro, custodite nella cassetta di sicurezza di una banca, una trentina di quadri di valore, orologi di marca e monili in oro, una cantina (in casa) nella quale era conservate numerose bottiglie di pregio. A questi si aggiungono gli oltre 200mila euro sottoposti a decreto di sequestro preventivo. Parte dei soldi era custodita in Svizzera: “Mi compro qualche quadro, orologi e diamanti”, riferisce ancora Mazzoli in un’altra intercettazione. E ora la sentenza.

 

 

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