ENDINE – Di padre in figlio, da Claudio a Ermete e l’Autofficina Trapletti: “Facevo il disegnatore meccanico ma l’officina mi affascinava. C’era un tempo in cui il motore si smontava, oggi è cambiato tutto”

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Di padre in figlio. Claudio Trapletti ha passato da pochi mesi il testimone dell’Autofficina che porta il suo cognome al figlio Ermete, “da dicembre è passato tutto a me, ma faccio ancora fatica ad entrare nell’ottica perché per tutti questi anni quando chiamavano e cercavano il capo era lui”. È un pomeriggio di fine febbraio, sono da poco passate le 14, e dalle vetrate dell’officina che si trova a Piangaiano, intravedo proprio Ermete che sta lavorando ad un’auto.

Ad accogliermi, oltre a lui, c’è suo fratello David e papà Claudio, che mi fa strada, tra gli attrezzi del mestiere, nel piccolo ma ordinato ufficio dove spicca, alle sue spalle, un grande quadro con una Punto gialla (in un’officina cosa potevo trovare se non questo?). È qui che riavvolgiamo il nastro di un’attività che è da sempre a conduzione familiare.

Claudio torna quindi agli inizi: “Ho iniziato nel 1978 insieme a mio zio Angelo e insieme abbiamo lavorato fino al 1982, quando sono partito per il servizio militare. L’anno successivo ho proseguito da solo e non ho più smesso”.

Perché questo mestiere? “Mi è sempre piaciuto, non so che altra risposta potrei darti. A scuola facevo il disegnatore meccanico ed ero anche bravino, ma ho preferito il mondo dell’officina, mi ha affascinato dal giorno in cui ci ho messo piede”. Una vita passata qui, fino alla pensione e oltre: “Sì, sono in pensione da quando avevo 59 anni e oggi ne ho 62, li ho compiuti ad ottobre… sono a casa da settembre, ma a dire la verità non riesco a stare lontano”. La passione ti porta sempre qui: “Sì, adesso un po’ di meno perché è giusto che vadano avanti loro”.

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