ENDINE – COSTA D’AVORIO – Walter: “Il mio anno qui in Africa. La Meraviglia è rialzarsi dopo ogni caduta. Bambini affamati di…attenzioni”

948

Walter Negrinotti, un ragazzo di Endine, un missionario, un viaggiatore tra cuori e anime e…molto altro ancora. Lo stiamo seguendo da quando è iniziato il suo viaggio in uno dei posti più poveri (nel senso di economia) del mondo ma non certo poveri di spirito. Un viaggio che dura da più di un anno, siamo a ridosso del Natale, ecco il suo racconto, in questi giorni Walter ha preso la malaria ma non molla, non molla mai, perché la Meraviglia rimane sempre la migliore cura.

“In Costa d’Avorio e all’Italia: nella distanza penso alle mie radici ed è sempre meraviglia, anche la nostalgia. Tieni botta meraviglia! Con questa affermazione piena di incoraggiamento e di vita, Aristea spesso mi scrive per sapere come va e chiedermi di condividere un po’ la mia esperienza scrivendo. Non ho avuto il piacere di conoscerla prima di partire, ma questo legame è prezioso e mi aiuta sempre a riflettere e fermarmi un po’ sul vissuto e sul vivere del mio tempo in missione. La meraviglia non sono io, ma tutto ciò che passa dentro questo tempo e nelle relazioni che la vita mi dona, qui e nella distanza con tanti amici che davvero mi aiutano a tenere botta. Meraviglia è riuscire a leggere in ciò che viviamo il bello e il buono, ma meraviglia è anche saper abbracciare le fatiche, le difficoltà, le nostalgie, le incertezze, le sconfitte, le delusioni, gli inizi e i finali. Meraviglia è rialzarsi dopo una caduta, ritrovare il sorriso dopo un pianto, essere luce anche quando dentro e intorno è un po’ buio, curarsi una ferita e provare ancora a credere oltre ciò che ti ha ferito, abbattuto, messo di fronte alle tue fragilità e ai tuoi limiti. Meraviglia è, ancora, guardare dentro le distanze e riuscire a trovare qualcosa che ci è comunque vicino, ci appartiene, ci chiede di essere ascoltato e compreso, un qualcosa che non sa di abbandono, solitudine, estraneità, ma che ha sete di attenzioni, di conforto, di una profonda lettura per capirne tutte le sfaccettature. Una meraviglia concreta anche nella difficoltà, insomma: dall’Africa vivendola e provando a raccontarla, all’Italia, dove nascono le mie radici, ascoltando la preziosa presenza di tutti coloro che sempre sento accanto e che condividono un tempo di fatica e di instabilità, di incertezze e di speranze da costruire. La povertà della ricca Africa, piena di vita nonostante tutto sia difficile, la pandemia in Italia che ha messo tutti in attesa, in riflessione, in condizione di riflettere sul senso del nostro andare.  La distanza fisica dalle persone in Italia è sempre abitata da una forte presenza in me di molte di loro, in questo tempo dove sempre sono stato raggiunto con sms, audio, immagini, pensieri. Una distanza che spesso mi fa partecipe della dtessa che tra le persone è diventata inevitabile, indispensabile, necessaria per tutelarsi da un male invisibile. In Africa non si è vissuto questo aspetto e la logica della distanza è ben diversa: regnano spesso il caos e la confusione, la gente vive ammassata e in condizioni di degrado la quotidianità di un lavoro, di una semplice attività. Una distanza fisica difficile da attuare, fortunatamente non è stato necessario. E ancora parlando della distanza qui in Africa, penso alla bellezza del contatto con i bambini: tanti, ovunque, affamati di attenzioni, di affetto, che dentro gli sguardi dei loro occhi neri profondi vivono la vita nell’oggi, in quello che possono fare o avere in quel preciso momento, godendo di poco, a volte di un nulla. Bambini che sognano e che nemmeno immaginano che siano un problema le relazioni, le distanze, le mancanze. E concludo di parlare di distanze guardando alle fatiche di questo mondo tanto diverso, per risorse, per mezzi, per la cultura: un mondo dove essere un bianco a me fa capire che a volte per loro, parlo del mondo più adulto, sei quello che ha avuto e ha, che puoi aiutare e che il tuo compito è quello. Allora accogli un poco la tristezza del capire che non sarà semplice far crescere una relazione, un’amicizia, un progetto dove insegnare a crescere e avere un sogno per domani che sappia di concretezza. Anche questa è distanza, ma poi si parte da quei piccoli segni che fanno sperare di aver trovato un terreno dove qualcosa inizia a crescere È in tutto questo che davvero abita la meraviglia, spesso da ricercare e da scorgere in quello che non sempre risplende. Meraviglia che in abbondanza appartiene a tutti i bambini che incontro, con cui condivido il mio tempo e alle loro storie: il mio compito qui? Sempre tra loro, a scuola nel mattino e con i più fragili, i bambini disabili, nei pomeriggi….

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 4 DICEMBRE

pubblicità