Senza i primi della classe

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    Sulla soglia. Di un nuovo vorrei. Di un nuovo inizio d’anno. Di un nuovo sogno. Di un nuovo settembre. Immobile. Ad aspettare di buttarmi dentro. Come sempre. In questo mare in tempesta che è vita. Senza esperti. Senza primi della classe. Senza maestri. Senza quelli che sanno tutto. Praticando solo meraviglia. Esercitarsi a non sapere e a meravigliarsi. Senza sapere il nome di un albero, la strada di un paese, la casa pulita.
    Ignorare il saputo e risaputo e lasciare andare tutto. Praticare la meraviglia che mi cura ogni cosa, anche l’anima che a volte si stanca per parole arruffate.
    Che all’inizio di settembre, mese frenetico, che poi è il vero inizio d’anno, prendetevi mezza giornata, da tutti, anche da voi, basta un piccolissimo pezzo di prato, che c’è ovunque, in qualsiasi sfumatura di città, e guardate, da soli, a lungo, che sembra infinito, quel pezzetto di verde che si mischia al cielo, incantesimo, senza arrivi, né partenze, un globo di incanto, tutto per sé, per fare scorta di quella meraviglia che non è così difficile da trovare.
    Esercitare la meraviglia. Per riposare e ripartire dentro l’accecante bailamme di questa infinita corsa ad ostacoli. Dove a volte, quasi sempre, il più grande ostacolo per noi siamo noi.