Potrei chiedermi la mano. Da sola. Per portarmi dappertutto. Quelle mattine di marzo, alle prime ore. Le strade ancora umide. L’aria fresca. Pulita.
Il profumo di brioches che esce dai bar appena aperti. La follia. La grazia. Che non so cosa sia.
Gli uccelli che cominciano a cantare. Insomma. Tutto questo immagino sia la vita che mi dice ‘provaci ancora’. E io ci provo sempre.
La polvere dietro ai miei passi. Le scarpe di tela appoggiate ad asciugare sul davanzale di un camino che non c’è. In punta di labbra. In punta di sogni.
Le piccole formiche e le loro pesanti briciole. La fragola del mio gelato che scivola rosa su ciò che non dovrebbe essere rosa.
Il fragore dell’acqua nel fiume. Il tarassaco e il fiore di pesco. La tovaglia pulita e il pulito di un sorriso. La biancheria intima, stesa ad asciugare le voglie che ancora ci vogliono.
Oggi il meteo ha messo pioggia; ma che siamo lontani non lo annunciano mai.