PAROLE IN… E DI LIBERTÀ

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    Non fai breccia, fai braccio, tienilo stretto, portami a riva e non alla deriva. Lasciami parlare, lasciami pensare che se Mihajlovicè stato esonerato per una leucemia, io, che stamattina non sto bene, dovrei andare via. E lasciare spazio a chi non ha tosse.

    Lasciami pensare che in Russia sino a pochi giorni fa c’era un giornale che si chiamava Novaya Gazeta, che l’editore non aveva la tosse, pagava le tasse, ma era anche lui malato, di libertà, che giusto un anno fa aveva preso il Nobel per la Pace insieme alla collega Maria Ressa: “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è precondizione per la democrazia e per una pace duratura”. Muratov aveva dedicato il Nobel ai sei giornalisti della testata – tra cui Anna Politkovskaja – che sono stati uccisi dal 1993, anno della fondazione, a oggi. Poi la medaglia del Nobel era stata venduta a un’asta di beneficenza per 103,5 milioni di dollari, per aiutare i bambini rifugiati ucraini.

    Il giornale è stato fatto chiudere in questi giorni, su quelle pagine avevano raccontato la guerra in Cecenia, la vicenda della scuola di Beslan, raccontato e denunciato la corruzione, ed aveva espresso ‘dolore e vergogna’ all’indomani dell’invasione russa. In quel giornale chi ci scriveva da anni non è andato in pensione, è andato al cimitero, in questi anni sono stati uccisi Igor Domnikov, Yuri Shchekochikhin, Anna Politkovskaya, Stanislav Markelov, Anastasia Baburova, Natalya Estemirova, Orkhan Dzhemal mentre un altro giornalista, Ivan Safronov in questi giorni è stato condannato a22 anni di colonia penale di massima sicurezza nelle carceri russe.

    Questo per avere scritto parole libere. Sopprimere la libertà di parola viola i diritti di chi scrive ma anche di chi legge e ascolta. Quindi hanno leso anche un mio diritto e quindi mi incazzo. E penso alla bottiglia di spumante che Marco Rizzo, politico (?) italiano ha pubblicato su Twitter brindando per la morte di Mikhail Gorbaciov (che aveva sostenuto e aiutato la Novava Gazeta) scrivendo ‘Dal ’91 aspettavo questo momento’, con buona probabilità se Rizzo avesse abitato in Russa in questi anni di lui sarebbe sopravvissuta solo la sua bottiglia di spumante. Ogni tanto la libertà di parola non è obbligo di parola.

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