la Pasqua mischia gli estremi

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     Frastuono delle dita. Sbattuta dal vento. Penetrata di luna. Vengo di luce. Ti incontro là. Sempre dove le parole finiscono e la pelle ha imparato a parlare per noi. Oceano di sensazioni. Scintillii. Seta. Pelle. Occhi. Bocca. Coccole. Poesia. Orgasmo. Resurrezione. Che non ci posso far niente. Sono affascinata dalla Pasqua. Mi succede sempre. Da quando combino guai. Cioè da sempre. Anche quando sposto l’orizzonte del limite e mi ritrovo in bilico sull’infinito. Ma anche Tu che mi guardi dalla croce mica scherzi, rischiavi sempre. Rischiavi più di tutti. E così stamattina sono finita per caso in Chiesa. Che ci vado poco. Ma quando arriva la primavera è diverso. E incollo lo sguardo alla croce. La guardo. E basta. Che lei rimane lì. Già da quando ero piccola e indossavo il mio maglioncino rosso preferito. E poi cresco. E poi invecchio, forse. E poi sparirò da qui. Ma lei resta lì. A tenersi gli occhi di qualcun altro incollati addosso. E i miei chissà dove. E poi c’è il profumo di Pasqua.

    Già, perché Pasqua la riconosco da sempre dagli odori, già, quegli odori che mischio alle sensazioni… odori di fiori che sono profumi, odore di incenso che è meditazione, odore di primavera che è libertà, odore di Via Crucis che è sofferenza, odore di resurrezione che è speranza di diventare certezza chissà dove… Perché la Pasqua è meraviglia, mischia gli estremi che poi sono la vita, che poi siamo noi, croce-resurrezione, sofferenza-gioia, godere e morire, tutto lì, sempre tutto lì. Che noi uomini siamo così. E allora finisce sempre che, come una calamita, quando arriva marzo, che è il mese più simile alla Pasqua, quella resurrezione infinita di primavera eterna, mi infilo dentro alle Chiese e resto lì. Ad ascoltare il mio silenzio. E mi ritrovo. E mi riperdo. Le cose che vorrei dirti hanno occhi e mani… labbra e sospiri. Perché poi torno a rischiare. E Tu lo sai. Tu non mi chiedi come va. Tu vieni qui e sconvolgimi la vita. Il resto non conta. Che tanto è così. Aristea Canini

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