Il rumore delle nuvole

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    Il rumore delle nuvole. Che non fanno rumore. Che lo fanno solo dentro. Oltraggiose. Candide. Sprezzanti. Cavalieri neri o cuscini di panna morbida. Come noi che sfidiamo il mondo e sopra abbiamo il sereno e sotto il casino e dentro la tempesta. Siamo nuvole che tornano a settembre. Ogni volta. Dopo esserci nascosti su spiagge o montagne, fuggiti da noi. Buttiamo pioggia sul disordine della realtà. Che poi cambia. O non cambia. Incollati alla tv. Incollati al finestrino. Incollati a un bacio. Incollati a un tavolino ovale. A scrivere. Parole tinte di arcobaleno. Perché le voglio così. Perché mi fanno meno male. E cerco solo questo. Il rumore soffice di rami stanchi che si appoggiano su pagine staccate. In silenzio. Torno nella mia capanna sull’albero, che non ho mai costruito, che non ho. Ma quegli scalini me li immagino. Ad ogni settembre. Per tornare sulle nuvole. E ripartire. Corteccia e zucchero. Il sorriso delle notti addobbate di luna. Le rughe calde sul viso degli anziani che le loro nuvole le portano dentro. E il mio sacchetto di biglie in tasca. Che non ho più dalla prima volta che sono andata al mare. E quelle biglie le lanciavo verso le nuvole. Ma ogni volta tornavano indietro. Da me. Come settembre. Che ogni volta è qui. A dettarmi il vero inizio dell’anno.

    Aristea Canini

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