Appassire e Rifiorire

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    Non lo so. E’ così che funziono meglio. Quando non so nemmeno se sto più con me. Come adesso. E vorrei solo starmene da sola. A pensare con l’anima. A guardare con il cuore. A scrivere con gli occhi. Abusare dei tuoi occhi perché negli occhi degli altri sono chi non sarò mai. La mia mamma ha già preparato la ‘corazzata primavera’, il suo stuolo di primule e violette che se ne sbattono di possibili gelate e si mostrano colorate e piene di stupore al mondo attendendo tiepidi spruzzi di sole. E io le guardo. C’è una cosa più importante del nostro fiorire: il nostro rifiorire.Che la notizia circoli tra quei feriti che noi tutti siamo,giunga a quanti hanno tentato e sbagliato,riscatti coloro che si sono perduti nei corridoi lunghi dei loro inverni. Non mi interessa fiorire. Voglio rifiorire. Ripartire. Ricominciare. Sempre. E poi appassire. E poi ripartire di nuovo. Mi sfiori passando per strada e penso di averti già conosciuto, forse sono stata un fiore nella sua mano qualche secolo fa. Prima di cadere. Di appassire. Di riprovare a rialzarmi. E rifiorire. Cerco chi inspira fiori e stelle. Ed espira delicatezza e poesia. Come le primule della mia mamma.

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