COLERE – Il “secolo” felice della maestra Mirella

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Può sembrare riduttivo condensare la figura di una persona giunta al suo centenario in poche righe, ma nel caso della “sciùra” Mirella, Parisi all’anagrafe, e universalmente conosciuta in Val di Scalve come la maestra di Colere dal 1946, per una carriera conclusa nel 1982 dopo anni di insegnamento, non è certo facile.

Figlia di una famiglia della media borghesia degli anni ’20 del secolo scorso, da un padre imprenditore ferrarese e madre casalinga di Ranzanico, vive l’infanzia in vari paesi dell’Italia fascista, seguendo i cantieri  del padre, in collegi del Lazio e della Liguria, fino al diploma magistrale, per poi trasferirsi ad Endine e da lì nel 1946 affronta l’insegnamento di ruolo in Val di Scalve, a Colere.

Quella maestrina, esile e minuta, che ama lo sport, la montagna e il disegno, si trova subito a suo agio nel paesino di minatori e boscaioli, dove ferve la vita a ricostruire il tessuto sociale nel dopoguerra…

Ed è subito amata da tutti… in particolare dal “suo” Mansueto, che sposerà nel 1948.

Vivace di carattere, espansiva quanto basta, mai superba, ma seria nell’impegno educativo, si spende, oltre la scuola, ad educare le giovani adolescenti ospitandole in casa per avviarle al cucito e all’economia domestica. Tutti gli alunni la ricordano come severa e puntigliosa, e le famiglie degli stessi, come un esempio da seguire perché sa aprire la mente dei futuri giovani coleresi alla ricerca di un lavoro.

Si impegna nel sociale, collaborando con parroco e curato dell’epoca e profondamente credente, risulta particolarmente devota alla “sua” Madonnina del Dezzo di Colere, che le ha concesso quattro figli.

Rimasta vedova troppo presto, a 53 anni, si dedica alla sua famiglia con fervore.

Appena va in pensione si prende lo spazio necessario e dovuto per coltivare le sue passioni, tra le quali la più gratificante è viaggiare. Prende la patente di guida e sfreccia con la sua 126 a trovare nipoti e amici…

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