COLERE – Davide Bendotti, le Paralimpiadi e quel regolamento che penalizza: “Partire sapendo che non arriverai mai davanti è demotivante”

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Per uno come me, che vive quotidianamente di sfide ed agonismo, approcciare una gara di Gigante come quella di oggi è veramente durissima. Partire sapendo che, nonostante tu possa sciare al meglio delle tue possibilità ed abilità, non arriverai mai lì davanti perché il sistema non te lo permette è una delle cose più frustranti e demotivanti che ci sia. Detto ciò, chiudo 21esimo di categoria e 1° come atleta monogamba al traguardo”. È questo il duro sfogo di Davide Bendotti, atleta paralimpico colerese classe 1994 impegnato alle Paralimpiadi di Pechino e rientrato pochi giorni fa nella sua Colere, accolto da un caloroso abbraccio dei suoi compaesani.

Questione di cavilli, vero, ma che non sono certo facili da mandar giù per un atleta che per quattro anni affronta allenamenti su allenamenti, sacrifici su sacrifici, aspettando quelle gare che avranno sempre e comunque un sapore troppo amaro. Ma cosa succede all’interno di una gara? Proviamo a capirlo con Davide. 

Nel mondo dello sci alpino paralimpico ci sono tre categorie, i visually impaired (sono ciechi o hanno difficoltà visive e le categorie sono tre), gli standing (la categoria di Davide, vanno dalle LW1 alla LW9), e i sitting (sciano seduti, le categorie vanno dalla LW10 alla LW12). Nella categoria visually e sitting le gare sono più eque, perché il modo di sciare è uguale per tutti. Nella nostra categoria sono compresi tutti quelli che sciano in piedi, però ognuno ha una disabilità diversa, per esempio ci sono io che non ho una gamba da sopra il ginocchio e quindi scio con uno sci e due stabilizzatori, c’è chi non ha la gamba sotto il ginocchio e quindi scia con l’ausilio di una protesi, c’è chi non ha un braccio ma ha le due gambe, o magari mancano due dita di una mano. È difficile rendere equa la gara con la classificazione del tempo quando ognuno di noi scia in modo diverso….

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