Sono molti gli eventi organizzati dalla Fondazione Casa dell’Orfano e dall’Associazione Ex-Allievi per celebrare i cento anni trascorsi dal 24 giugno 1925, quando si aprirono agli orfani della Grande Guerra le porte della grande struttura nella pineta della Selva. Da allora il villaggio accolse, curò ed educò più di ventimila bambini e ragazzi, la cui sorte era stata fortemente provata dalle conseguenze del conflitto. Molti gli eventi programmati lungo tutto l’anno – che verranno presentati nello specifico mese per mese – per valorizzare la storia di questo luogo e ringraziare tutti quanti ne hanno fatto parte, insieme al lavoro tuttora in corso per inventariare tutti i beni mobili e per sistemare l’importante e ricca biblioteca.
Come e perché sorse la Casa dell’Orfano
Scrive il dott. Giovanni Fumagalli in un libretto pubblicato in occasione del 25° anniversario di fondazione: “A guerra finita vennero subito a rivelarsi della dura vicenda e i medici e i sanitari filantropi reduci dalla guerra, chiamati alla tutela igienico-sanitaria delle popolazioni, subito scorsero quali immani problemi si affacciassero (…) e il primo sorgere di istituzioni antitubercolari, dispensari e sanatori in provincia di Bergamo fu imposta dalla dura realtà. E mentre il dott. Gino Casali veniva chiamato a dirigere il dispensario di Bergamo e il Sanatorio di Groppino, don Giovanni Antonietti, dedicandosi subito alla tutela degli orfani di guerra, dalle visite metodiche alle migliaia di questi infelici fatte in collegamento col dispensario, scorgeva quanto potessero denutrizione e miseria e quanto quelle vite fossero minate”.
Di qui l’inizio di una grande opera nuova: il personale medico e infermieristico incaricato dal Patronato Provinciale Orfani di guerra percorre tutta la Provincia per esaminare clinicamente tutti gli orfani e prescrivere loro sia l’invio a colonie marine e montane oppure ricoveri in luoghi di cura: “Erano giornate estenuanti, fra centinaia di bambini nella grande maggioranza in condizioni pietose, accompagnati da madri che, dalla miseria, dalla sventura e dall’ignoranza, erano state buttate in braccio alla disperazione”.
Le testimonianze degli ex-allievi
Luigi: “Ero malato di tbc, non avevo nessuno, mi sono sentito a casa e sono diventato ingegnere”
Per ovvie ragioni anagrafiche è difficile oggi rintracciare ed ascoltare i testimoni diretti della vita dei piccoli ospiti alla Casa dell’Orfano, per cui è giocoforza segnalare quelle raccolte negli anni scorsi dai ricercatori, e segnatamente quelle registrate da Sergio Del Bello nel 2016, nel 40esimo anniversario della morte del Fondatore – reperibili, per chi fosse interessato, su Youtube al link ’Interviste alla Casa dell’Orfano – tra le quali particolarmente significativi alcuni brani che riportiamo: – Luigi Perani, ospite della Casa dal 1943 al 1965, cioè fino al raggiungimento della laurea di ingegneria presso il Politecnico di Milano: “Don Antonietti teneva molto al fatto che i ragazzi desiderosi di studiare potessero farlo: alcuni, come me, fino alla Laurea e molti altri fino al diploma di scuola superiore, come la Magistrale e l’Esperia.
Don Giovanni Antonietti: “Prima con gli Alpini in guerra, ora coi loro figli orfani…”
Giovanni Antonio Antonietti nacque a Cirano di Gandino l’8 febbraio 1892 da Giovan Antonio e Caterina Nodari, figlio unico, venuto al mondo quando il padre era già defunto da qualche mese, a soli 25 anni. Era piuttosto gracile e sua madre lo mandò per qualche tempo sui monti di Valpiana a custodire il piccolo gregge di alcuni parenti. Tornato a Cirano, amava la compagnia dei chierici e seminaristi gandinesi in vacanza e ben presto maturò la vocazione religiosa. Nel 1904 fu ammesso al seminario, dove si distinse per l’amore allo studio e per la fiducia di cui godeva presso i Superiori, che infatti lo destinarono a Prefetto, prima nel Collegio Vescovile ‘Sant’Alessandro” e poi nell’Istituto dei Sordomuti, dove venne a contatto con la difficile realtà di tanti giovani e forse si preparò alla sua missione tra gli orfani e la gioventù militare. Consacrato sacerdote nel 1914, venne destinato come Coadiutore parrocchiale a Chiuduno.
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