CLUSONE – Antonio Cifrondi “PITTOR FANTASTICO”, il Comune lo celebra con una mostra e la prima mappatura di tutte le sue opere in Valseriana, a Lovere, a Bergamo e a Brescia

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Una mostra comprendente una trentina di opere – alcune delle quali mai esposte prima – allestita presso il Mat e la prima mappatura online delle numerose opere  di vario genere che Antonio Cifrondi, (Clusone 1656 – Brescia 1730) tra i più celebri tra i pittori cui Clusone ha dato i natali, ha realizzato in Valseriana, a Lovere, a Bergamo e a Brescia. Con queste iniziative la cittadina baradella intende esserci da protagonista nell’anno di “Bergamo Brescia capitale italiana della Cultura e  celebrare – come ha sottolineato il sindaco Massimo Morstabilini al momento della presentazione –  “un artista immenso, uno dei grandi clusonesi che han fatto grande la nostra città, con i quali siamo in debito di riconoscenza”.

Curata da Enrico Di Pascale con Luca Brignoli, l’esposizione presenta opere cifrondiane realizzate tra il 1690 al 1730 provenienti da musei, chiese e collezioni private, rappresentative dei diversi ambiti praticati dall’artista: pittura sacra, pittura di storia, figure di genere, ritratti ed autoritratti; e alla pittura di storia appartengono le due grandi tele che sono ‘tornate a casa’, le storie di Cambise, realizzate dal pittore per la sala grande di Palazzo Marinoni Barca, che poi erano state vendute a Banca Intesa che le conservava nei suoi uffici cittadini.

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Dopo 56 anni trascorsi nell’ombra, gli affreschi strappati di Romanino fanno ritorno nell’originaria Cappella di San Rocco a Villongo e, nuovamente fruibili, diventano nuova tappa del percorso culturale lungo “La Via del Romanino”. La sfida di un ritorno che rappresenta un caso rarissimo, lanciata dalla Soprintendenza di Bergamo e Brescia, è stata immediatamente accolta dalla Parrocchia di Villongo e condivisa e sostenuta dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Bergamo, da Fondazione Adriano Bernareggi e da Fondazione della Comunità Bergamasca. Affidata al restauratore Antonio Zaccaria, l’operazione di restauro e restituzione, coraggiosa e sfidante per la complessità tecnica e progettuale di reinserire i dipinti esattamente nella cornice architettonica per cui erano stati concepiti, è stata presentata il 15 aprile, a Palazzo Passi di Villongo, dal parroco don Alessandro Beghini e dal restauratore, ed è stata inaugurata con la visita guidata alla Cappella di San Rocco, nell’ambito della Settimana della Cultura promossa dalla Diocesi di Bergamo. Visite guidate, sono in programma anche il 22 e 23 aprile, con l’elevazione musicale del Coro Polifonico Vox Lucis nella vicina parrocchiale di San Filastro, in calendario il 22 aprile.

E com’è bello, dopo le strade bergamasche, serrate nel verde fragrante, fermarsi a goder l’affabile solennità, l’aggraziata dignità dei dipinti nell’edicola di Villongo”, scriveva a cavallo tra Otto e Novecento Bernard Berenson. All’epoca del suo passaggio, il celebre storico dell’arte poteva ancora ammirare nella cappella porticata di San Rocco, accanto alla parrocchiale di San Filastro, la galleria di santi che Gerolamo Romanino vi aveva dipinto ad affresco nel 1526 circa. Ma nel 1967, a causa dell’avanzare del degrado, Giuseppe Arrigoni esegue lo strappo del ciclo affrescato. Rimosse dalle pareti della cappella, le tre grandi scene raffiguranti la “Madonna con Bambino, S. Rocco e S. Sebastiano”, “S. Filastro, Elemosina di San Rocco” (cm 320  x  370 cadauno), e S. Gerolamo (cm 320 x 120), furono temporaneamente collocate nel Battistero  e nel 1998 ricomposte in una sala della vicina Casa Bondurri, di proprietà ecclesiastica, in cui fu riprodotta l’architettura della Cappella di San Rocco. L’intervento fu certamente interessante ma, complice la collocazione in un edificio non aperto al pubblico, gli affreschi scomparvero di fatto dai radar della fruizione, tanto da non essere inclusi nemmeno nell’itinerario “La Via del Romanino”, che fa tappa alle opere dell’artista dal lago d’Iseo alla Valle Camonica.

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