CERETE – Dieci anni fa il terremoto de L’Aquila. Cerete ricorda Alice Dal Brollo. La mamma: “Darei dieci anni della mia vita per non rivivere quell’inferno”.

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La biblioteca di Cerete Basso, che si trova all’interno della nuova scuola primaria ‘Laura Ferri’, porterà il nome di Alice Dal Brollo. Studentessa universitaria originaria di Borgosesia, in provincia di Vercelli, in Piemonte, era arrivata a Cerete insieme a mamma Pasqua quando aveva dodici anni. Qui è cresciuta, ha frequentato le scuole medie e l’istituto turistico a Clusone, poi, la scelta di frequentare la facoltà di Scienze dell’Investigazione all’Università de L’Aquila. A Cerete tornava per le festività e così avrebbe dovuto fare anche quel mercoledì 8 aprile 2009 in occasione delle vacanze pasquali. Due giorni prima, però, la violenza del terremoto che trasformò in una nuvola di polvere e macerie la città, inghiottì anche la sua giovane vita, con i suoi progetti e i suoi sogni, a soli 20 anni.

Nel decimo anniversario della scomparsa, il suo ricordo torna a splendere così come quel sorriso che Alice portava sempre con sè. A ricordarla sarà un luogo che racchiude cultura, studio, ma anche legami profondi, momenti di svago e di sorrisi dei giovani ceretesi che come Alice coltivano passioni e sogni per costruire passo dopo passo il loro futuro.

Mi fa piacere che si ricordi così Alice – spiega la mamma – anche lei frequentava la biblioteca alle superiori. Arriva il decimo anniversario ed è sempre difficile affrontare questi giorni… potessi tornare indietro toglierei dieci anni della mia vita pur di non passare quell’inferno”.

Un inferno che resterà sempre impresso nel cuore di mamma Pasqua: “L’abbiamo saputo dal telegiornale… I miei genitori mi hanno svegliata, io non sapevo nulla. Non riuscivo a contattare Alice, ma pensavo fossero saltati i collegamenti telefonici. Non riuscivo a mettermi in contatto con nessuno quindi ho avvisato suo papà Paolo, che arrivava da Borgosesia, e siamo partiti insieme… con la convinzione di riportarla a casa. Per strada mi ha telefonato un amico di Alice, mi ha detto che le strade erano chiuse, di raggiungerlo a casa sua, a Rieti, e mi avrebbe accompagnato lui… ma non era vero e lui lo sapeva bene. Abbiamo percorso tutta la città partendo dalla sua prima abitazione, erano stati allestiti i campi per gli sfollati, continuavo a cercarla, pensavo si fosse fatta male o fosse spaventata, ma vedevo che nessuno mi seguiva… ma non avevo capito la gravità della situazione. Quando poi siamo arrivati alla sua casa, ho visto che era crollato tutto… il giorno seguente i vigili del fuoco si sono avvicinati, hanno sussurrato all’orecchio di mio fratello e lì ho capito tutto”…

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