L’aria è umida, come gli occhi della gente che incontriamo, mattina di giugno, quando le scuole stanno per suonare l’ultima campanella e il profumo della crema abbronzante comincia a fare capolino sulle pelli bianche e stanche di inverni troppo lunghi.
Via Fanti è lì, nel budello di strade che accarezzano il centro di Cene, nel bar che dà sulla strada non si parla d’altro, i caffè vengono serviti in religioso silenzio e il brusio delle voci è tutto per la famiglia di Rubens e Elena, l’uomo che ha sparato alla moglie e poi si è tolto la vita.
La gente che incontriamo lungo la strada ha voglia di parlare, quasi esorcizzando quello che è successo buttandolo fuori con parole che però finiscono tutte allo stesso modo ‘nessuno se lo aspettava’.
Don Primo Moioli è parroco di Cene da due anni, manca poco alle 10 del mattino, le campane suonano, in chiesa qualche donna e Don Primo che celebra la Messa.
Lo aspettiamo. I due figli di Rubens ed Elena, Andrea e Davide frequentano l’oratorio: Andrea 20 anni animatore, uno dei punti di riferimento dell’oratorio, e Davide, che sta finendo la quinta elementare,
Don Primo prima di uscire dalla Chiesa accende un cero alla Madonna e recita ad alta voce ‘L’Ave Maria’, le donne scandiscono la preghiera ad alta voce.
Lo ritroviamo al cancello della canonica, ci accoglie nel suo studio: “Un fulmine a ciel sereno. Lo ripeto da quando è successo, è uno di quei casi in cui non capisci cosa sia successo. Andrea è uno degli animatori, anzi, uno dei coordinatori dell’oratorio e Davide era sempre in oratorio, ha appena terminato la quinta elementare, gioca a calcio qui a Cene, Andrea invece studia, gente inserita nel paese, conosciuta da tutti”.
ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 13 GIUGNO
Leggi tutte le notizie su www.araberara.it