CASTIONE – Giordano & Giuliana e un destino legato a un ponte. Quell’amore nato da un… tentato suicidio da un ponte e quel ‘ponte dei sogni’ a Venezia

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Tutto parte da un ponte e finisce in un altro ponte. Che poi alla fine il ponte serve proprio per unire, che è il racconto di questa storia, che sembra uscita da un romanzo e invece arriva dritta da qui, da quest’uomo e questa donna che ho davanti e che sorridono, non smettono mai di sorridere, perché si amano, perché sono innamorati. Due ponti, uno a Castione e uno a Venezia e un anno, il 2008. Giordano Tomasoni da Castione, il 14 novembre del 2008 da un ponte ci è….saltato, il ponte di Castione, per farla finita. Giuliana Ghidoli invece sul ponte ci ha costruito il suo lavoro, un ponte di Venezia, dove ha aperto ‘Il ponte dei sogni’, un negozio di giocattoli in legno. Due ponti diversi. Due ponti che però col tempo sono diventati un ponte solo, quei ponti che uniscono, ci cammini sopra in due per arrivare dritto ai sogni. “Io da un ponte ho cercato la fine, e invece ora scopro che era un nuovo inizio”. La storia di Giordano l’avevamo già raccontata, perché è un tentativo di suicidio che ha ridato vita, invece di donare morte, già, perché Giordano ha sempre detto che dopo quel salto si è sentito liberato, di nuovo vivo: “Era il 14 novembre del 2008, sono uscito di casa per trovare la soluzione al mio male di vivere. Nessuna paura dell’attesa ma fretta di porre fine a una sofferenza che nessuno capiva. Il viaggio in auto, il cambio di destinazione perché aveva paura di essere seguito, la scelta del posto ‘giusto’, il ponte, le mani sul parapetto, lo slancio nel vuoto, una mano che resta aggrappata al ferro. Avevo bisogno di morire per guarire. E’ così”. Giordano non muore ma perde l’uso delle gambe, paralizzato: “Le mani mi hanno tradito. Non si sono staccate dal parapetto. Io volevo cadere, ma loro erano lì ferme, allora io ho pensato che era questione di qualche secondo, poi avrebbero ceduto. Sono rimasto lì appeso e poi davvero hanno ceduto. Ma, a quel punto, sono caduto modificando la traiettoria e sono arrivato giù con le gambe. Mi sono fracassato gambe, caviglie, testa del femore, ho spaccato il bacino in due, due vertebre della spina dorsale sono esplose. Ma non sono morto. Non ho nemmeno perso coscienza. Ho cominciato a gridare, a chiedere aiuto. Passava un mio conoscente che faceva l’infermiere, è sceso, abbiamo parlato, ha chiamato il 118, è arrivata l’ambulanza. Io ho pensato: ‘Qualcuno adesso si occuperà di me. E ho provato un senso di pace. Ho fatto un anno di ospedale, compresa la riabilitazione alla Casa degli Angeli, a Mozzo’. In quella caduta e nei mesi successivi mi sono liberato di tutto quel peso. Non me ne fregava niente di essere disabile, la disabilità più grande l’avevo provata quando ero depresso. Non importa. La disabilità più grande, terribile, l’ho provata quando ero depresso. Tutto ti sembra una montagna da scalare, tutto ti schiaccia, ti opprime. Arrivano l’insonnia, l’inappetenza, la freddezza verso le persone care. Non ti interessa più niente, nemmeno tua figlia. Nemmeno la tua vita. Perché tutto è un peso”. Giuliana invece a Castione ci veniva da piccola, lei che arrivava da Milano e in estate veniva Dorga in vacanza: “Ci sono venuta dai 6 ai 16 anni, prima vivevo a Milano e dal 1997 mi sono trasferita a Venezia, perché mio padre dipinge, è un artista, Giorgio Ghidoli e così l’ho seguito”. Poi nel 2008, lo stesso anno in cui Giordano si è gettato dal ponte Giuliana ha aperto il suo negozio….

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