Fausto Bendotti lo trovavi spesso lì, fuori dal bar in piazza San Pietro, e così ho avuto modo di parlare con lui, di confrontarmi, di ascoltarlo e lui di ascoltare me. Nelle conversazioni ho potuto conoscere la bontà d’animo, la gentilezza e la riservatezza del suo modo di essere, di porsi, di vivere, ho respirato il suo grande amore verso la famiglia. Già, la famiglia, era per lui il suo tutto, il suo mondo, la sua vita.
Fausto, schivo, non importunava, non disturbava, non l’ho mai sentito fare un commento negativo su qualcuno, dignità e rispetto erano nel suo dna, forse non è stato capito da tutti, il suo rammarico era quello di trovarsi sempre solo e non poter dialogare in modo sereno e tranquillo con qualcuno e qui vorrei aprire una parentesi, a volte basta un sorriso, un atto di gentilezza per far sentire meno sole le persone, purtroppo la nostra società (e qui è compresa anche la nostra comunità) è diventata tutta una corsa, una frenesia, un fare, un gestire, un preoccuparsi del proprio io e non ci si accorge che accanto a noi forse, c’è qualcuno che ha solo bisogno di una parola, di un gesto gentile, di un sorriso.