Bergamo – Verso il derby Brescia – Atalanta, gli Ultras del Brescia contro la società per il caro biglietti e quella rivalità nata nel Medioevo

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Si torna a incrociare i bulloni delle scarpette da calcio, appuntamento tra 48 ore allo stadio delle Rondinelli, va in scena Brescia – Atalanta. E mentre ci si scanna per il costo dei biglietti, gli Ultras del Brescia se la prendono con…la società per il caro biglietti con un duro comunicato: “Forse abbiamo capito male, ma visti gli antefatti, preferiamo mettere le mani avanti. Temiamo infatti che la società ne abbia combinata un’altra delle sue, e in termini di grandezza, questa sarebbe pure la peggiore. Per ‘Brescia 1911 vs Atalanta’ sembra che la società abbia messo i prezzi di fascia alta (!) quindi i biglietti costeranno come per ‘Brescia 1911 vs Juventus’ o ‘Brescia 1911 vs Inter’, ossia 47 euro. Questo almeno sarà il costo del tagliando per chi come noi sarà costretto ad andare, suo malgrado, in Gradinata Bassa (la vicenda è ormai risaputa anche a livello nazionale, quindi vi risparmiamo il riassunto e stendiamo un velo pietoso). Ciò che ancora non sappiamo è se il prezzo sia compreso di prevendita oppure no. In ogni caso, il costo del biglietto per questa partita, a di poco speciale, è un’abnormità (senza se e senza ma!) oltre che un’anomalia, anche perché bisognerebbe considerare la situazione attuale di classifica e valutare il valore aggiunto di un derby che manca ormai da tanti, troppi anni (evidentemente Cellino (il patron del Brescia Massimo Cellino – ndr) non capisce il significato di questa partita, oppure semplicemente se ne frega, e questo è anche peggio). Fra l’altro, anche per questo incontro i ridotti non sono previsti, quindi chi vorrà portare la propria prole ad assaggiare, magari per la prima volta, l’atmosfera di un vero derby, sarà costretto a fare un mutuo. Per chi non l’avesse notato, oltre ai malumori della tifoseria, che dopo l’esonero di Corini sono sempre più diffusi, bisognerebbe considerare anche il fatto che siamo ultimi in classifica…ci troveremo ad affrontare il derby per noi più sentito in una situazione alquanto difficile, e in una partita in cui sarebbe necessaria un’unità d’intenti totale, e un’atmosfera carica di tifo, di goliardia, di agonismo e di coreografie (proprio come quelle che stiamo preparando da mesi) non certo di risentimenti, di ripicche inutili e infantili, di voglia di rivincita da parte di un presidente e di una società già ai minimi storici in fatto di consensi. Se fosse vero ciò che hanno detto oggi ai botteghini, ma speriamo comunque di aver capito male, la società starebbe facendo un altro clamoroso autogol; una vera e propria provocazione nei confronti di tutti quei tifosi che l’abbonamento l’hanno potuto o voluto fare (tessera del tifoso: ‘ncület!). Inoltre, se tanto ci dà tanto, anche i tifosi ospiti (con ogni probabilità saranno solo tesserati) pagheranno un’esagerazione il biglietto del settore ospiti, e a chi è già pronto a rispondere ‘Chi se ne frega’, ricordiamo in virtù di quella famosa reciprocità tanto decantata da molti Ultras italiani, il settore ospiti allo stadio di Bergamo per la partita di ritorno costerà altrettanto, ossia un botto. Tutto questo accade oltretutto in un periodo storico del calcio in cui il botteghino incide solo per il 5%, quindi certe scelte sono ancora più incomprensibili ed offensive. Per finire, giusto per non essere fraintesi, a noi piacerebbe andare in un settore, a un prezzo davvero popolare, diverso da quello della Gradinata Bassa, ma evidentemente la società non è stata in grado nemmeno di allestire una Curva (la Sud, per intenderci) all’altezza della categoria, costruendo un settore ospiti (unico caso in Italia) a stretto contatto con la tifoseria di casa! Per rimediare poi alla loro incompetenza, hanno pensato bene di applicare (altro caso unico in Italia) la tessera del tifoso al settore di Curva Sud destinata ai tifosi biancoblu, e questo per tutte le partite, a prescindere dal grado di rischio, e alla faccia delle indicazioni ministeriali (col Sassuolo, partita a rischio zero, prima la tessera è stata applicata, poi tolta, e poi rimessa dalla stessa società… sigh!). Inoltre questa situazione paradossale, per non dire pazzesca, non solo obbliga molti tifosi a spendere più del dovuto, ma lascia irrimediabilmente la Curva Sud vuota e soprattutto silenziosa, per la gioia delle società e delle tifoserie avversarie! Per ultimo, ma comunque importante, ricordiamo a tutti che la tessera del tifoso è uno strumento ormai sorpassato e senza più alcun significato, se non quello di escludere il nostro gruppo. Per tutto questo con ogni probabilità, saremo costretti a saltare anche il derby, nonostante avessimo già raccolto circa duecento adesioni. Nonostante tutto, però, non ci avrete mai come volete voi! Avanti Ultras sempre”. Insomma, anche il caro biglietti contribuisce a surriscaldare gli animi. Del derby se ne stanno occupando un po’ tutti, oggi su Gazzetta c’è un bellissimo articolo di Andrea Elefante che si ‘aggrappa’ anche alla storia. Eccolo:
Maiali, conigli, botte, Baggio, Mazzone: Brescia-Atalanta, derby di fuoco e talento
La rivalità fra le due città nasce nel Medioevo con Federico Barbarossa e si è trasferita anche al calcio: dal 1993 è la storia di una sfida che si gioca non solo in campo. E che sabato torna dopo 13 anni
di Andrea Elefante
Il derby Brescia-Atalanta manca dal 2006 e l’unica cosa di cui non si è sentita la mancanza in questi tredici anni sono gli incidenti fra tifosi. E’ storia di una rivalità “cattiva” che affonda le sue radici nel Medioevo, Dodicesimo secolo: tutto nacque con la messa in vendita delle proprietà di Giovanni Brusati da Brescia nel 1126, l’acquisto dei suoi possedimenti da parte della città di Bergamo, l’arbitraggio dell’imperatore Federico I Barbarossa che decise la restituzione dei terreni alla curia bresciana. E poi la guerra che scoppiò nel 1156, le battaglie di Palosco e quella “della Malamorte” a Rudiano nel 1191, la pacificazione delle due città dopo l’intervento dell’imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa, e i tempi supplementari nel 1237, con la vittoria dei bergamaschi, al fianco di Federico II, nella battaglia di Cortenuova contro Brescia e le città della seconda Lega Lombarda.
Diciamo che il calcio, nel tempo, non ha contribuito alla fratellanza dei due popoli. E che sono diventati campi di battaglia anche gli stadi e le zone circostanti. Il derby diventa ufficialmente partita a rischio nel maggio 1993, Brescia-Atalanta 2-0: per la cronaca calcistica doppietta di Raducioiu, ma quel giorno vinse l’altra cronaca. Quattromila tifosi nerazzurri al Rigamonti, il furto di uno striscione del Brescia poi esposto con orgoglio, la vendetta degli ultrà di casa che sono in campo per premiare Ganz e uscendo staccano lo striscione da trasferta delle Brigate Nerazzurre: rissa in campo, cariche della Celere, incidenti durante e dopo la partita, con cinque arresti e venti ricoverati in ospedale.
Le schermaglie da allora non sono mai finite. E’ una storia di botte ma anche solo sfottò, e ci sono andati di mezzo pure gli animali: un maiale con la maglia del Brescia nella curva nerazzurra, conigli vestiti di nerazzurro liberati dai tifosi biancazzurri, perché i soprannomi sono quelli, i bergamaschi chiamano i bresciani “sunì” e i bresciani contraccambiano con “conéc”. Una mano (bergamasca) anonima tempo dopo arrivò addirittura a un pannello autostradale, la beffa come pedaggio per la sconfitta: “Lavori in corso a Bergamo km 2 e a Brescia 0”. Atalanta-Brescia era finita 2-0, appunto, 19 aprile 2006, gol di Loria e sforbiciata pazzesca di Zampagna, un salto decisivo della Dea verso la Serie A. Da allora non sono più incrociate, prima erano state sfide mai banali. Il giorno di Braschi, aprile 2000: gol meraviglioso di Doni, a 5’ dalla fine raddoppio di Caccia su rigore, tiro fatto ripetere dall’arbitro e parato da Castellazzi, sul capovolgimento di fronte rigore per il Brescia e 1-1 di Hubner. Dal 2-0 all’ 1-1 in un minuto, dalla pace all’inferno più o meno anche: scontri, lacrimogeni, sette arresti, una cinquantina di fermi e dieci agenti feriti.
Un anno dopo il derby più celebre, per la corsa impazzita sotto la curva atalantina di Carlo Mazzone, tartassato per tutta la partita dai tifosi avversari e ubriaco di felicità per la rimonta, da 3-1 a 3-3, del suo Brescia. Diciamo pure di Baggio, che firmò una tripletta. Collina espulse il tecnico, lui gli strinse la mano e se ne andò a braccia alzate. Al ritorno, a Bergamo lo aspettarono con cartellini – l’immagine di un maiale – e cartelloni: la foto di Mazzone, il simbolo del divieto di accesso e la scritta “Io a Bergamo non posso entrare”. Pareggiò 3-0 e completò la vendetta nello scontro salvezza dell’aprile 2003: ancora uno show di Baggino, con assist per Appiah e gol su assist di Luca Toni, prima del 3-0 di Petruzzi. L’ultimo incrocio, come già detto, tre anni dopo. Ma ha continuato ad essere derby, anche fuori dal campo. E i tifosi hanno continuato a dettare legge. Sei anni fa, estate 2013, Fabio Gallo rinunciò a fare il vice di Marco Giampaolo, chiamato ad allenare il Brescia. Quando era andato all’Atalanta aveva dichiarato “Finalmente dei tifosi veri”, e i tifosi non dimenticano. “Lui non può più lavorare per il Brescia”, il diktat. Gallo non lavorò, Giampaolo si dimise poco dopo, il Brescia cambiò altri quattro allenatori. Certe cose continuano a succedere, pare: le guerre fra bande di tifosi no, si spera.

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