BERGAMO – La destra brucia il suo primo candidato. Il Pd pensa al congresso e il grillino Gregorelli a Bruxelles

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Dopo il no dell’avvocato Andrea Pezzotta, riparte per il centrodestra la ricerca del candidato sindaco da contrapporre a Giorgio Gori fra poco più di 5 mesi, quando i bergamaschi torneranno alle urne per il rinnovo di Palazzo Frizzoni.

La candidatura dell’ex assessore all’urbanistica sembrava un’ipotesi concreta, molto apprezzata dai salotti bene della città, che ancora non riescono a digerire l’idea di un leghista primo cittadino di Bergamo.

Ma metterlo alle strette a fine novembre è sembrato ai più un modo di bruciare il suo nome.

Perché tutti nel centrodestra sanno che il nome del candidato per il centrodestra non uscirà fino a che Matteo Salvini, che nella Lega decide tutto, avrà il tempo di discuterne con Berlusconi e Meloni, e trovare un accordo di spartizione dei candidati sindaci.

Gli esponenti della Lega sono i primi ad ammetterlo: “Non ne parliamo negli organismi, perché aspettiamo che un accordo nazionale (che comprenda quindi tutto il territorio) ci dica se il candidato spetta a noi”.

Tutto al momento sembra propendere per quest’ultima ipotesi: il grande consenso preso a Bergamo, anche in città, rispetto a Forza Italia; l’accordo in provincia che lo scorso 31 ottobre ha visto la corsa, sfortunata, dell’esponente azzurro (anche se senza tessera) Fabio Ferla.

Restano due variabili che Salvini, da buon animale politico, sa che si concretizzeranno solo verso febbraio. La prima riguarda la durata del Governo “giallo verde”.

Se il premier Giuseppe Conte riuscisse a superare la prova della manovra di bilancio, portando a casa “quota cento” e “reddito di cittadinanza” allora l’esecutivo andrà di sicuro oltre il voto europeo ed amministrativo di maggio. A beneficiarne saranno i due partiti di Governo, che potranno dire di aver fatto il massimo “nonostante l’Europa” e che il voto nei loro confronti sarà l’unica garanzia per cambiare “l’Europa dei burocrati”, ma soprattutto grande giovamento avranno i candidati sindaci leghisti, nel caso di ballottaggio contro un candidato di centrosinistra: a quel punto il voto dell’elettorato dei 5 Stelle sarà in automatico verso il candidato padano.

La seconda variabile è relativa ai sondaggi che per ora danno la Lega stabilmente ad 1/3 dei voti degli italiani. Con un consenso tanto ampio la possibilità di conquistare realtà difficili (per la Lega) come il capoluogo orobico crescono esponenzialmente.

Anche i salotti felpati dei poteri forti faranno buon viso a cattivo gioco di fronte ad un “barbaro sognante”, e il nome di Alberto Ribolla (deputato e consigliere Comunale dal 2009) potrà spuntarla, anche rispetto a quello più titolato (e tranquillizzante per i sopracitati “salotti”) di Giacomo Stucchi, per più di 20 anni parlamentare e negli ultimi cinque a capo dei servizi segreti, garanzia di stabilità politica.

Meno possibilità per il terzo nome “padano”, quello di…

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