BERGAMO – IL PERSONAGGIO – Remo Morzenti Pellegrini, Rettore dell’Università di Bergamo si racconta: “Clusone, il mio paese, gli studi al Natta, Rettore sino ad ottobre. L’Università, ci hanno ‘scippato’ medicina, 25.000 studenti, unica università a crescere, sogni, progetti e…”

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Remo Morzenti Pellegrini. Da Clusone al resto del mondo, perché l’Università di Bergamo è in tutto il mondo e il mondo arriva qui, in questa università che sta trasformando Bergamo in un Campus. In questi giorni il Magnifico Rettore è sui media per il progetto di portare sul territorio l’Università. Noi proviamo a fare qualcosa di diverso, a raccontare il ‘dentro’ di una storia che parte da lontano: “Sono nato a Clusone, alcuni dicono che Morzenti è un cognome scalvino ma in realtà è un ramo della bassa. Ho preso il nome da mio nonno, il papà di mia mamma che lavorava in Comune, Angela, ora è in pensione”.

Lei ha studiato a Clusone? “Ho studiato al Natta di Bergamo, all’epoca c’era questo corso sperimentale con un percorso liceale tecnologico sanitario, siamo negli anni ‘80”.

Bergamo ha avuto la sua prima dependance universitaria nei primi anni ’60 ed era di indirizzo di diritto giornalistico, era in Piazza Vecchia, mi ricordo ancora la cosa perché era già un’innovazione il fatto che ci fosse una dependance universitaria:

La nostra Università nasce formalmente nel ’68 e nasce come scuola di giornalismo ed il passo successivo sarebbe dovuto essere una scuola di giornalismo universitaria. In realtà succede che ad un certo punto la Bocconi, che aveva il corso di lingue, a metà anni ’60 decide di dismetterlo e non puntare su questa cosa. Allora Bergamo coglie questa occasione per prendere questo corso di laurea e nasce cosi la facoltà di Lingue, primo corso di laurea che nasce a Bergamo nel ’68 . La sede era Piazza Vecchia, palazzo Podestà, c’è ancora un’insegna e le forze economiche sociali di allora decidono di chiamare a Bergamo questo grandissimo intellettuale, il quale arriva e raduna attorno a sé alcune figure importanti tra cui Tancredi Bianchi che ha fatto la prima lezione in università nel dicembre del ’68 e raduna attorno a sé queste figure tra cui una professoressa che insegnava russo e infatti Bergamo è tutt’ora nota per le lingue orientali. In realtà la vera proposta dell’Università era quella di avere la facoltà di Medicina”.

La proposta di chi? “Dell’Università di Pavia che aveva individuato una struttura all’avanguardia attorno alla quale far nascere Medicina, la città era favorevole, si accese una forte discussione tra forze economiche e sociali, ci fu una grande lotta all’interno e tante discussioni che si sono protratte per troppo tempo e questo ha fatto sì che abbiamo perso il treno e la facoltà non è più stata fatta”.

Adesso però ci si riprova: “Un primo passaggio lo abbiamo già fatto – continua il Rettore – perché siamo un Interateneo e collaboriamo con la Bicocca e con un’università inglese presso il Papa Giovanni dove esiste un corso di laurea e medicina in inglese. I numeri sono molto piccoli, sono 40 posti e siamo al quarto anno. Certo, allora abbiamo perso davvero una grande occasione”.

Per colpa di chi? “Per colpa della situazione di allora, per una serie di fattori, anche per una lotta tra Primari e poi perché qui c’era già una scuola per infermieri”. E quindi Medicina finisce a Brescia e poi a Varese.

Morzenti è anche il coordinatore delle Università Lombarde: “E questo è un osservatorio privilegiato e che mi porta a dire che oggi esiste un sistema milanese e un sistema non milanese. E il sistema non milanese oggi come oggi è stabile, Bergamo invece è l’unica università non milanese in crescita, e però siamo anche l’unica senza Medicina”.

Quante sono le Università lombarde? “14, di cui 7 solo a Milano. Ci sono quelle Statali, quelle non Statali, quelle che hanno Medicina, quelle che non hanno Medicina e le generaliste come la nostra, le specializzate che hanno solo Medicina. Ci sono studenti che indipendentemente dal corso di Laurea scelgono Milano, noi siamo riusciti a invertire questo meccanismo, abbiamo un’università con 24 mila studenti di cui il 50% non è bergamasco e il 50% di questo 50% non è lombardo”.

Quindi circa 6000 studenti non sono lombardi: “Vengono principalmente dalle rotte del low cost. Lo dico sempre per far capire a tutti cosa è successo in termini di mobilità in questi anni, ci impiega meno uno studente che viene dall’estero ad arrivare a Bergamo di uno che arriva dalla Val di Scalve o da Selvino. L’aeroporto è nevralgico per noi”.

Un aspetto che non emerge molto quando si parla di Università a Bergamo: “Già, tutti a dire che i turisti vengono da noi ma non si fermano, ma nessuno ha mai fotografato l’ecosistema degli studenti, dei visiting professor che abbiamo qui quotidianamente. Noi oggi abbiamo rapporti con 130 università del mondo. Abbiamo professori e studenti che vengono a fare lezione in giornata grazie alla rete immensa del nostro aeroporto, per noi questo è normale, un po’ meno per chi non ci conosce. I visiting professor vengono molto volentieri nella nostra città e vengono molto volentieri perché noi abbiamo utilizzato una formula che prevede un compenso che spendono tutto nella nostra città”. Il che vuol dire un grosso indotto per Bergamo.

Morzenti quando parla del passato dell’Università si illumina: “Rileggo spesso una dichiarazione bellissima di Vittore Branca del 1968 e quando abbiamo celebrato il cinquantesimo nel 2018 l’ho letta per fare capire pubblicamente quale era l’idea di Università. In quel momento c’erano 300 studenti, 15 professori e una sede di 300 metri quadri e lui dice che immaginava già la città come un campus. I campus universitari non appartengono alla nostra tradizione perché anglosassoni, e invece aveva ragione lui, questa città è diventata un campus. Io la chiamo una dorsale della cultura dal Salvecchio, nel cuore di Città Alta e scende per Sant’Agostino e poi al Collegio Baroni dove si insegna Lettere e Filosofia, l’ultima sede che abbiamo aperto. A Sant’Agostino abbiamo qualcosa come 4000 studenti. A via Rosate di fronte al Sarpi c’è Lingue, a Sant’Agostino la vecchia chiesa è diventata Aula Magna, e poi abbiamo appunto Scienze Umane e Sociali, al Collegio Baroni Lettere e Filosofia  e poi l’ex caserma Montelungo che sarà integralmente occupata da noi. Da parecchi mesi la pandemia ha oscurato l’operazione Montelungo ma questo è un progetto molto ambizioso e importante. Abbiamo un accordo di programma da centinaia di posti per residenza per studenti e camere oltre a 8 grandi aule. Si chiude così l’operazione molto complessa che riguarda l’ex Accademia della Guardia di Finanza, per questo ho presieduto la tesi di laurea a Roma degli Allievi Ufficiali perché sono le ultime che si sono tenute lì, da ottobre infatti saranno trasferiti nella nuova Accademia della Guardia di Finanza, è in corso il grande trasloco, di fronte la sede attuale dei primi tre anni dell’Accademia, stiamo chiudendo la trattativa per acquistarla. Spazi di aggregazione sociale, sale studio e di aggregazione, siamo cresciuti molto. Montelungo, Colleoni, Via Statuto, daranno 700 posti letto, inoltre abbiamo un office che mette in contatto per le locazioni di 500 appartamenti con privati dove c’è un prezzo calmierato. Stiamo inoltre raddoppiando a Dalmine il campus di ingegneria”.

Per l’operazione Montelungo la Regione ha stanziato un contributo da 15 milioni di euro, l’operazione complessiva è di 40 milioni. Un continuo espandersi. Insomma, un fiume in piena dove scorre cultura e innovazione: “Per la Montelungo quando saranno completate tutte le demolizioni ci sarà la gara per la costruzione e gestione, i lavori dureranno dai 18 ai 24 mesi, e alla fine di tutto la città diventerà un campus diffuso”.

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