“Da ormai molti anni vivo nella famiglia saveriana e seguendo la sua spiritualità, la sua missionarietà, il suo modo di porsi di fronte ai ‘segni dei tempi’, e ai bisogni concreti della missione, ho maturato la decisione di chiedere l’ammissione ai voti perpetui di missione, povertà, obbedienza e castità nella suddetta famiglia. In un cammino di gradualità ho avuto la possibilità in questi anni di approfondire la conoscenza di Cristo e del suo amore singolare per ogni uomo, ma soprattutto verso il più povero, il disagiato, il diseredato, il non-uomo”.
Queste frasi l’allora 24enne Marco Moro le aveva scritte nella domanda di ammissione alla professione perpetua, rivolta al Superiore Generale dei Saveriani, il 31 ottobre 1988.
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