Claudia, Regina del Paraciclismo, quattro volte campionessa del mondo. La mamma: “Non è un caso, siamo stupiti, felici e orgogliosi”
“Non si diventa Campioni del Mondo per caso. Figuriamoci 4 volte nello stesso campionato! Quando ho iniziato questo percorso pensavo che fosse impossibile arrivarci… e invece eccomi qui, con addosso per ben quattro volte la maglia di campionessa del mondo”. L’entusiasmo di Claudia Cretti si misura tutto in queste poche righe arrivate dall’altra parte del mondo dove in Brasile, a Rio de Janeiro, si è chiusa l’edizione 2025 dei Mondiali di paraciclismo su pista.
Un’esperienza che rimarrà nel cuore per sempre quella che Claudia ha vissuto dal 16 al 19 ottobre al Velodromo Olimpico che ha portato all’Italia sette medaglie (4 ori, 2 argenti e 1 bronzo) e il terzo posto nel medagliere, alle spalle di Australia e Gran Bretagna.
Claudia è stata la protagonista assoluta con quattro titoli mondiali conquistati in quattro giornate di gara e come non definirla la Regina del Paraciclismo. Un percorso che meglio di così non poteva essere fatto, chiuso in bellezza con la gara più tosta in assoluto, lo scratch WC5, dove nell’ultimo chilometro ha raggiunto e superato tutte le avversarie, compresa la polacca Anna Harkowska, che aveva guadagnato oltre un giro di vantaggio. Per Claudia questo è la quarta medaglia d’oro dopo quelle ottenuti nella velocità, nel chilometro e nell’eliminazione.
E mentre Claudia è in volo per tornare da questa parte del mondo dove tutti la attendono con trepidazione, è a mamma Laura che chiediamo di raccogliere le emozioni sue e della loro grande famiglia (che è sempre rimasta incollata allo schermo per fare il tifo) di questi giorni indimenticabili.
“Che dire, siamo stupiti, felici e orgogliosi di lei. Viene da un anno di successi, è partita con una grande preparazione sia psicologica che fisica, ha vinto due Coppe del Mondo; ad agosto è stata in Belgio per i Mondiali su strada dove voleva a tutti i costi la vittoria, ma le sono successe una serie di sfortune e ha dovuto abbandonare la gara. Era mortificata per questo, perché ci credeva tantissimo, in tutti i successi che ha avuto anche prima dell’incidente non ha mai avuto una maglia iridata e quest’anno se la sentiva che una sarebbe arrivata perché era pronta e determinata e il suo commissario tecnico avevano iniziato a dirle a marzo che era l’anno giusto e che avrebbe vinto tutto, perché era la più forte e così è stato e come ha detto lei, non si arriva per caso”.
Come l’avete preso? “C’è dietro una preparazione, una determinazione, una concentrazione che ha stupito tutti, ma non lei. Io la vedevo da casa e mi chiedevo come fosse ad essere così tranquilla. Anche nelle prime gare quando ci videochiamava era così, ci diceva che aveva fatto solo scarico e noi ridevamo. Le prime gare erano corte, a tempo, poi la gara importante è stata quella della domenica. Era quella a cui teneva di più, la più difficile, quella in cui a 17 anni aveva vinto la maglia di campionessa europea, una gara complicata perchè non dipendeva non solo da lei ma anche dalle altre atlete, erano una ventina e tutte gareggiavano contro di lei. Tutti si chiedevano cosa si sarebbero inventate per contrastare questo dominio e questa superiorità, infatti hanno fatto il possibile a costo magari di perdere loro il primo posto.
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