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ESTATE NEL BAULE

25 ottobre 2025 | 09:59
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ESTATE NEL BAULE

Ebbene sì, anche questa estate è finita. E scivolando su un tappeto di foglie, decide di sporcarle dei suoi colori gioiosi per non farci provare troppa nostalgia. Sbattendo la porta , si porta con sé il ricordo di mattinate piovose intrise di profumo di erba, pomeriggi lenti e assolati, notti insonni insieme a zanzare e nuovi amori, lune d’agosto e risate di mezzanotte mentre i piedi abbronzati e nudi lasciano impronte in riva al mare.
Che bella l’estate, anche se non è più lei. È diventata adulta come me: ha perso la spensieratezza senza senso e ha tirato giù la testa dalle nuvole. Adesso prima di lasciarsi chiamare estate, sa bene come farsi sospirare. Si propone in maniera misurata come una donna adulta e poi si concede in maniera smodata, quando la bambina che c’è in lei ritorna a galla. Sta di fatto che dopodomani tornerà anche l’ora legale e dovremo nuovamente orientarci nel buio. Uscire dal lavoro abbracciati dalla notte può piacere solo a chi non si ricorda la magia della luce. Ma se le stagioni non le puoi cambiare, l’armadio invece sì.
E così ho cominciato ad archiviare l’estate impilando vestitini e a richiudere valigie ancora inzuppate di sabbia e di sale. Sono decisamente una donna di altri tempi, mi viene da dire impacchettando la mia Samsonite rosa di dimensioni troppo grandi. Quando viaggio, c’è sempre qualcuno che sorride mentre me la trascino dietro a fatica, con anche un beauty a mano, uno zainetto stracolmo sulle spalle e magari qualche sacchetto con dentro un terzo paio di scarpe di “emergenza “. Che in trasferta non si sa mai cosa potrebbe accadere. Ma quelli che sorridono di me, non si ricordano che siamo tutti figli di un oggetto fin troppo famoso: il baule. Già usato dagli antichi egizi, i bauli venivano costruiti perché le principesse egizie, ma anche i faraoni, ne avevano bisogno per trasportare cosmetici, gioielli e tessuti in quello che era il viaggio della vita: il cammino verso l’Aldilà’. E più avanti Greci e Romani ma anche i grandi popoli di navigatori come i Vichinghi, si servivano dei bauli per trasportare le proprie cose nei lunghi mesi passati in mare. Quando poi fu scoperta l’America, questi contenitori furono utilizzati per importare oro e cibo e tornavano carichi superando lunghe traversate oceaniche. Nel Settecento, invece, con la moda del Grand Tour, i giovani rampolli delle famiglie benestanti che potevano partire per soggiorni formativi, caricavano a bordo di navi anche trenta o quaranta bauli a testa, che ritenevano appena sufficienti per restare via qualche mese.
Altro che la mia valigia rosa! Dobbiamo aspettare però il 1896 per avere il primo baule che può considerarsi un’anticipazione del moderno bagaglio e venne creato dalla famosa casa di moda Louis Vuitton. A quel punto, prendere e partire per scoprire il mondo, diventa desiderio di tutti, trend di vita e una possibilità sempre di più alla portata di tutti. “Una volta all’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima” dichiara il Dalai Lama alla fine del ‘900, elevando questa esperienza a tappa del comune vivere. Si, anche io sono perfettamente d’accordo, ma non sono in grado di viaggiare leggera.
Amo i bauli e ne ho alcuni anche in casa dove butto dentro maglioni, sciarpe e ricordi alla rinfusa. E mi ostino a comprare bagagli enormi, che riempio con facilità. Perché non so staccarmi dalle mie cose e, come i grandi viaggiatori di un tempo, non pianifico troppo le mie rotte e quindi mi serve “di tutto un po’ ” per fronteggiare le avventure che mi capiterà di vivere. “Che gioia!” penso tra me e me, mentre ripongo i miei “bauli griffati” in attesa della prossima estate. Niente progetti, niente di misurato. La vacanza per me deve rimane vacanza. Anche dagli schermi mentali, dalle troppe regole in vigore e naturalmente dai limiti imposti sul bagaglio a mano dalle compagnie aeree low-cost.