Che ne so. Non so. Dietro l’angolo della poesia. C’è un bambino che dorme. Una manciata di nuvole. Una donna che spazza per terra. Io che sono a terra senza spazzare. Novembre mi butta via. E mi raccoglie. Come briciola senza pane. E pane pieno di briciole. Tra la malinconica allegria di un giorno di sole e gocce sui vetri che sembrano parole. Tra il grido di un sogno e un lavoro trovato per caso. Cerco solo una donna che ride felice e che sembra un fiore dentro a un vaso che mi colora tutto, parete di casa e parete del cuore. Tra la morte e la vita c’è sempre una via d’uscita, di solito sono scarabocchi di baci o baci sperati, di gite in campagna o canzoni su un’Harley, quaderni di anime o equilibristi sul nulla, c’è una notte che sembra magnifica, un rumore di bombe da lontano, un bambino senza giochi che dorme sul pantano, c’è un essere umano che affoga nel mare, c’è una spiaggia tutta da interpretare, c’è il buono e il cattivo, c’è un Dio che non ha nome né destino, forse un clandestino? No che poi magari scappano i fedeli.
Ho trovato per caso un giorno un libro di Pierluigi Cappello, che a novembre è una primavera fuori stagione, dietro l’angolo della poesia a volte c’è troppa filosofia, servono frasi senza senso e senso senza frasi, per trovare vie nuove dove stare in pace senza parole addosso. C’è un concerto di silenzio dietro l’angolo della poesia. Mi fermo lì e ti aspetto. Non fare tardi.

