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PIÙ RICCHI E PIÙ COLTI

11 ottobre 2025 | 13:43
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PIÙ RICCHI E PIÙ COLTI

L’unico modo per non essere troppo condizionati dagli avvenimenti quotidiani è quello di studiare un po’ di storia. Non dico volumi di 800 pagine o kilometriche enciclopedie, peraltro oggi fuori moda. No, solamente agili libretti, scritti da ricercatori seri, evitando temporaneamente gli istant books che, occupandosi del quotidiano o della stretta attualità, spesso trascurano le radici dei conflitti.
Durante l’estate mi è stata utilissima la lettura di “Israele-Palestina”, Einaudi 2025, di Lorenzo Kamel. Il pamphlet di 189 pagine risale alle origini di una guerra infinita e cerca di dare 36 risposte ad altrettante domande. La seconda domanda, ad esempio, è: quando inizia la storia dei palestinesi? La sesta domanda: quando avvenne la prima partizione della Palestina? Pur consigliando la lettura integrale del libro vediamo alcuni punti essenziali da conoscere. L’ONU designò il 13 maggio 1947 i membri di un Comitato, l’UNSCOP, composto dai rappresentanti di 11 Stati (Australia, Canada, Guatemala, India, Iran, Paesi Bassi, Perù, Svezia, Cecoslovacchia, Uruguay, Jugoslavia). Per evitare accuse di parzialità, nessuna delle grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale (Cina, Francia, Regno Unito, URSS, USA) entrò a far parte del Comitato.  L’UNSCOP considerò due opzioni. La prima era la creazione di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo indipendenti, con la città di Gerusalemme posta sotto controllo internazionale. La seconda consisteva nella creazione di un unico Stato, di tipo federale, che avrebbe compreso sia uno Stato ebraico, sia uno Stato arabo. La gran maggioranza degli arabi che vivevano in Palestina e la totalità degli Stati arabi, già indipendenti, respinsero il Piano. Da principio essi rifiutarono qualsiasi divisione della Palestina mandataria, e reclamarono il Paese intero.
Facile dirlo a posteriori, ma considero la decisione dei paesi arabi un errore politico imperdonabile. Non perché gli ebrei avessero dei diritti storici sulla Palestina dedotti da fonti bibliche come sostengono gli estremisti della destra israeliana. Sarebbe come dire che Roma avrebbe il diritto di possedere e governare su tutta Europa in base all’esistenza storica dell’impero romano.
Non diritti ancestrali quindi, ma scelta di assoluto buonsenso considerando alcuni fattori: la comune origine semitica (le lingue arabe ed ebraiche hanno una identica origine), il medesimo patriarca identitario (Abramo), lo sterminio nazista subito dagli ebrei e la colonizzazione inflitta ai popoli arabi.
Inoltre: l’apporto scientifico e tecnologico che il popolo più colto del mondo poteva portare allo sviluppo dell’area, unito al contributo della tradizione agricola araba.
L’autore Lorenzo Kamel (Roma, 1980) non è uno sprovveduto. Ha conseguito una laurea magistrale in Filosofia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Vive a Gerusalemme ed è impegnato alla Hebrew University nell’ambito del Master biennale in “Society and Politics in Israel”. Conduce da diversi anni ricerche nelle biblioteche e nelle librerie di numerosi paesi e in alcuni dei principali archivi internazionali. Affronta le spinose tematiche con il sufficiente distacco e la competenza storico-scientifica. Leggere Kamel quindi per capire qualcosa che interessa tutti coloro che sono preoccupati della pace in Medio Oriente e tifare apertamente non per i due Stati. Ma (non spaventatevi dell’utopia) per un solo stato federale che unisca i due popoli. Potrebbe diventare lo stato più colto e più ricco del mondo. La pace vince sempre. La guerra perde per tutti. Ovunque e in ogni tempo.