Sapete dove finiscono i vestiti dismessi che lasciate nei cassonetti gialli? Messi in vendita “per favorire l’economia circolare dell’abito”

In quasi tutta la provincia i cassonetti gialli dove lasciare scarpe e vestiti usati sono chiusi. Una fasciatura intensa di scotch trasparente ne sigilla l’apertura, insieme ad un foglio bianco con le scritte nere “sospensione temporanea del servizio di raccolta dal 15 settembre al 19 ottobre 2025”.  «Stiamo interagendo con le istituzioni e gli enti locali per evitare che questa chiusura sia definitiva.» Commenta Ammar Shawesh, il direttore di Triciclo Bergamo il laboratorio di economia circolare della Cooperativa Impresa Sociale Ruah, che dal 2001 si occupa di gestire la raccolta di indumenti usati in collaborazione con la Caritas diocesana bergamasca. «Non riattivare questo servizio sarebbe una grave perdita per tutti, soprattutto adesso che dal 1° gennaio di quest’anno la legge ha reso obbligatoria la raccolta differenziate dei rifiuti tessili. Inoltre il nostro è un servizio molto utile per la cittadinanza e poi, noi, grazie a questa attività, offriamo lavoro ad una decina di operatori in situazione di svantaggio, che altrimenti avrebbero difficoltà a trovare un’occupazione.»

I motivi

Il fast fashion colpisce ancora. Sono sempre più i vestiti, le camicie, le magliette, l’intimo o le calzature che vengono acquistate su appositi siti internet perché a basso costo e con una disponibilità pressoché immediata. La maggior parte di questi capi d’abbigliamento vengono indossati in pochissime occasioni perché la moda cambia velocemente o perché già rovinati a causa della scarsa qualità dei tessuti o dei materiali utilizzati per la fabbricazione. Negli ultimi anni, quindi, i cassonetti gialli sono sempre più pieni, ma di abiti o scarpe ormai inutilizzabili. «I volumi sono aumentati, ma la qualità del materiale è crollata…
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