Dario Crippa dopo il rientro a Bergamo, “Bentornato Dado”. E quella signora che lo ferma: “Grazie a te sono scesa in piazza dopo 30 anni”
Dario Crippa dopo il viaggio con la Flotilla: “Nel carcere di Ketziot ogni notte ci cambiavano di cella, entrando e puntandoci i Kalashnikov”
«Questa mattina stavo passeggiando al parco di Redona e una signora che non conoscevo mi ha fermato e mi ha detto: “non scendevo in piazza da trent’anni e sono tornata in questi giorni. Ti ringrazio perché ci hai fatto capire che siamo ancora in tanti, che siamo dalla parte giusta».
Dario Crippa è rientrato in Italia da meno di 24 ore e quando gli si chiede come sta risponde con un ermetico e densissimo «E dai…». Lunedì 6 ottobre ad abbracciarlo all’aeroporto di Malpensa, quando le 19 sono passate da circa 20 minuti, oltre alla mamma Marzia Marchesi e al papà Paolo, c’è lo striscione “Bentornato Dado” sorretto dalla fidanzata e dagli amici, tante bandiere palestinesi, i fiori, le lacrime che cacciava la tensione accumulata negli ultimi giorni e tanti sostenitori della Global Sumud Flotilla.
E poi il ritorno a casa, nella sua Bergamo, nel suo quartiere di Monterosso, dove storici residenti, bambini piccoli, ragazze, giovani, nuovi abitanti e nonne lo hanno accolto con un applauso ricco di affetto e riconoscenza che ben si riassume nello striscione bianco, decorato con una fetta d’anguria: “Grazie Dado”. «È stata un’emozione molto forte. Ho incontrato un sacco di persone che conoscevo e tantissime che non conoscevo. È stata un’accoglienza molto molto calda. È stato davvero bellissimo!».
Un viaggio di rientro da Israele iniziato la mattina di lunedì con un volo diretto ad Atene. «Già quando siamo arrivati nella capitale greca c’era tantissima gente e noi italiani siamo usciti per primi perché stavamo per perdere l’aereo per tornare a Milano-Malpensa. Siamo andati di corsa, siamo usciti ancora prima dei greci e quindi abbiamo avuto questo grande bagno di folla che è stato davvero emozionante. Poi sono salito sull’aereo ho chiesto a quello che mi stava accanto di prestarmi il telefono e ho chiamato mio papà».
Un biglietto aereo che Dario, come tutti gli altri attivisti italiani arrestati dall’esercito israeliano a circa 70 miglia nautiche dalla costa di Gaza la notte tra mercoledì 1 e giovedì 2 ottobre, ha dovuto pagarsi da sé, vista la decisione del governo guidato da Giorgia Meloni di non sostenere le spese per il rimpatrio: «Mi è parso che il governo fosse più interessato a occuparsi di avere delle buone relazioni con Israele piuttosto che ad occuparsi di noi in quanto cittadini italiani che stavamo agendo legalmente in acque internazionale…
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