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benedetta gente

10 ottobre 2025 | 16:58
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benedetta gente

Sono tornati i “grandi dittatori” e i “dottor Stranamore”. Il riferimento è a due film di Charlie Chaplin che troppi ricordano solo per il personaggio di Charlot. “Il grande dittatore” è del 1940, alla vigilia dell’entrata in guerra degli Stati Uniti. Dirà che la (molto relativa) leggerezza con cui ironizza su Hitler (ma facendogli fare il celebre discorso finale di pace e umanità) non l’avrebbe lasciata se avesse saputo le nefandezze del nazismo contro gli ebrei. Lui stesso è interprete dei due personaggi, Hitler, presentato come uno psicopatico e il piccolo sosia, il barbiere ebreo che, scambiato per il Fuhrer, pronuncerà il discorso contro le dittature. Lo riporto perché vale la pena rileggerlo (meglio se riuscite a sentirlo su YouTube). Non saprei dire meglio quello che serve dire.

*  *  *

«Mi dispiace. Ma io non voglio fare l’imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica. Ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca a far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi.

Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, esclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità.

Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne, bambini disperati. Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori.

E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.

Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che hanno l’amore altrui.

Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà! Ricordate, promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole; un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!».

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Di fronte a quello che succede passa la voglia di discutere, argomentare, ragionale, sperare. Il futuro che la mia generazione ha coltivato era un futuro di comunità, di collettività, pensavamo a un mondo più giusto per tutti. Oggi ognuno di noi, se pensa al futuro, pensa al suo futuro personale.

Milioni di persone, giovani e vecchi, sono sceso in piazza. È un rigurgito di coscienza ma senza un progetto, un sogno condiviso, solo la pars destruens, manca la pars costruens. Manca un sogno, basterebbe riesumare anche solo quello delle “Nuova Frontiera” di Kennedy. Dove sia finito quel sogno americano lo vediamo con paura e delusione noi che in fondo siamo cresciuti con l’idea dell’America come paese delle libertà. È la disillusione definitiva (che si somma a molte altre, temperate dalla capacità degli intellettuali, letteratura, giornalismo e cinema) di denunciare le storture del proprio sistema.

Adesso è un’America in cui, nel celebre, reiterato duello finale dei film, a restare in piedi è il cattivo. E anche il “vento dell’est” è glaciale. “E voi a divertirvi andate un po’ più in là / andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà. / La guerra è dappertutto, Marcondiro’ndera / la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?” (De André). Torniamo a coltivare sogni, gente.